Svelando poteri nascosti: l’Effetto Placebo e la Magia della Mente

Svelando poteri nascosti: l’Effetto Placebo e la Magia della Mente



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L’Energia Segreta di Michael Jordan

Che cos’è l’Effetto Placebo? Sicuramente hai già sentito questo termine, applicato quantomeno alla medicina. Si tratta di un fenomeno così interessante che ti ci sarai già imbattuto altre volte. Il Placebo è l’effetto dato da qualcosa che, in realtà, non dovrebbe produrre effetti!

Spieghiamoci meglio: un esempio di Effetto Placebo è quello di un dottore che ci dà acqua e zucchero dicendoci che, invece, si tratta di un portentoso medicinale. E noi, sicuri delle parole del dottore, non solo beviamo il liquido ma… ci sentiamo meglio davvero! Auto-convinti del fatto che quello fosse davvero un medicinale. E fosse davvero portentoso.

L’Effetto Placebo non è solo qualcosa di bizzarro, ma è anche qualcosa che ci spiega quanto la nostra mente sia potente.

In fondo, il poeta e drammaturgo e filosofo Nikos Kazantzakis diceva: “Per avere successo, dobbiamo prima credere che possiamo farcela.”

Ma anche senza fare gli intellettuali scomodando un filosofo-poeta-drammaturgo, ci basta rivolgerci a Bugs Bunny. Il coniglio cartoon ci regalò una delle sue geniali trovate nella pellicola Space Jam: per far vincere la partita di basket al team dei Looney Tunes egli diede ai propri compagni una borraccia contenente… l’Energia Segreta di Michael Jordan. In realtà si trattava di semplice acqua. Ma i Looney mica lo sapevano e quindi si sentirono davvero bravi come Jordan. Questo è l’Effetto Placebo.

La scienza dell’Effetto Placebo

L’Effetto Placebo è dunque un fenomeno di auto-convinzione che scatena le abilità di guarigione o miglioramento insite nel nostro corpo. Ripetiamo: si tratta di qualcosa che dice davvero tanto sulle capacità della nostra mente.

Rohin Francis è un cardiologo e comedian britannico che tratta i temi della medicina nel suo canale Medlife Crisis. In uno dei suoi video, egli fa alcuni esempi di Effetto Placebo.

Il primo esempio è quello dei pazienti che trovano molto più sollievo usando un medicinale che è più costoso, rispetto a un medicinale generico. Come se slogan altisonanti e prezzi alti ci auto-convincessero che il medicinale è più buono.

Altro esempio ancor più interessante è quello del bimbo al parco giochi che cade e sente dolore. Di fronte a tale esperienza, il bambino piange e chiama la mamma. Quando la mamma arriva a consolarlo, e magari bacia “la bua”, il bambino si placa. Come è possibile che un semplice bacetto abbia avuto un effetto guaritore? In realtà non è così. Il meccanismo fisico e cognitivo è ben diverso: il dolore serve al bambino - come a ogni altro essere umano - come meccanismo di difesa, per tenerlo in allarme e impedirgli di farsi ancor più male. Quando la mamma arriva, il corpo del bambino si sente protetto. Dunque viene disattivato il meccanismo di difesa, e il corpo dice: “non serve più usare il dolore per tenerci allarmati, visto che ora siamo al sicuro”. Il bacio della mamma, dunque, non toglie il dolore ma cambia la percezione che il bambino ha del dolore.

Lo psicoanalista ungherese Michael Balint fa un discorso molto simile riguardo all’esperienza della visita medica. Essere visitati da un medico è già un’esperienza curativa, ancor prima di aver ingoiato le pillole prescritte. Si tratta di immergersi in un rituale che ci dà tranquillità, una connessione con un altro essere umano che ci trasmette fiducia e dà sollievo anche senza averci realmente curato. La nostra mente fa tutto da sola.

Attenzione però! Stiamo parlando di “magia” della mente perché la nostra mente è davvero portentosa. E siamo ammirati dal lungo percorso evolutivo che ci ha reso quel che siamo. Ma - e sottolineiamo il “ma” - qui si tratta meno di magia e più… di scienza.

Non dobbiamo attestare che il Placebo sia magico. Non è una sorta di attivatore di cure miracolose interne. Non prescinde dalla scienza medica. Il Placebo semmai è un meccanismo attraverso il quale il cervello viene “ingannato” e si trova a rilasciare le proprie naturali sostanze che limitano il malessere.

A livello scientifico, quando riceviamo un trattamento Placebo si attivano alcune aree del cervello. La corteccia prefrontale, ad esempio, che è quella che risponde al contesto esterno. Ovvero è quella che ci aiuta a concentrarci sul candido camice bianco del dottore, o a vivere in piena immersione l’esperienza di vedere e sentire un liquido iniettato nel nostro braccio. Questi stimoli contestuali arrivano alla corteccia prefrontale e stimolano altre regioni del cervello. Vengono così rilasciate dopamina, ossitocina e oppioidi in maniera naturale. E questo già ci fa sentire meglio, anche se il candido dottore ha solo chiacchierato con noi, e il liquido iniettato era solo una soluzione salina.

Ma lo scopo di questo articolo non è dire: buttate ogni medicinale e usate solo il potere della mente. In primis perché “ingannare” il cervello non sempre è un bene. Far sì che il cervello si attivi per diminuire il dolore non è necessariamente qualcosa di positivo. Innanzitutto perché spesso il corpo ha assolutamente bisogno dei malesseri da cui noi vorremmo curarci. Febbre o nausea sono sofisticati sistemi difensivi che servono proprio per liberarsi da una malattia. Il dolore che il Placebo ci toglie serve in realtà al nostro corpo per proteggerci. Ecco perché il Placebo si attiva solo quando beviamo la famosa “acqua e zucchero”. Perché in realtà il corpo, di suo, non ha interesse nell’eliminare il dolore, visto che il dolore serve. Come dicevamo, il dolore del bambino che cade nel parco giochi serve a proteggerlo da ulteriori danni.

Inoltre, le nostre risorse insite possono certamente ridurre il dolore, cambiare il nostro mood, alleviare lo stress. Ma non possono di certo debellare infezioni, far funzionare un arto danneggiato o distruggere gravi malattie. Quindi “se posso crederci, posso curarmi coi miei pensieri”? Assolutamente no.

“Magia” sì, ma fino a un certo punto.

Detto questo, nulla vieta di dire che il nostro cervello è una macchina potente e affascinante.

Allora vediamo di usarla. Vediamo di usare l’Effetto Placebo per migliorare la nostra vita.

Usa il Placebo per cambiare le tue credenze

Un famoso detto dice fake it till you make it e riassume in senso motivazionale (e non solo medico) il discorso dell’Effetto Placebo. Allora, come diceva Kazantzakis, possiamo davvero usare l’Effetto Placebo per migliorare nella vita di tutti i giorni? Sì. Possiamo raggiungere grandi vette semplicemente credendo nelle nostre potenzialità. Installando un nuovo sistema di credenze su noi stessi. Sbloccando le nostre insite capacità di miglioramento, menzionate poco sopra. E auto-convincendoci.

Le nostre parole e i nostri pensieri - come dicevamo in altri articoli - incidono sulle nostre azioni e condizionano quello che davvero avverrà. Ma qui dobbiamo fare la stessa premessa del paragrafo precedente: non stiamo parlando di magia in senso paranormale. Non stiamo dicendo che pensare di diventare una star di Hollywood e visualizzarlo (tenendo gli occhi chiusi e premendo sulle tempie) ci permetterà di raggiungere questo traguardo!

I pensieri che impattano le azioni sono collegati al pregiudizio e alle profezie auto-avveranti.

Come funziona il pregiudizio? Andare al lavoro e pensare che il cliente o collega che stiamo per incontrare è sicuramente un tizio arrogante con cui litigheremo ci porterà a comportarci in maniera sospettosa, ostile e diffidente. Risultato? Alla fine litigheremo davvero! Ma solo perché ci eravamo convinti che sarebbe andata così e dunque il nostro corpo si era preparato in tal senso. Le nostre energie erano state rese negative. I pregiudizi avevano orientato la nostra realtà.

La nostra realtà viene orientata anche dal nostro sistema di credenze.

Le credenze sono il nostro mindset, le lenti attraverso le quali guardiamo il mondo. E la montatura degli occhiali che contengono queste lenti ce le siamo creata noi. Giudizi, pregiudizi, ferite del passato, esperienze dirette o indirette ci permettono di credere che le cose “sono esattamente così” e “andranno esattamente così”. Ricordi l’articolo su Sistema 1 e Sistema 2 e il nostro modo di pensare di getto?

Occorre da un lato riconoscere gli schemi e le credenze con cui affrontiamo il mondo. Dall’altro scartare subito il grande dibattito sul “ma quello che penso sul mondo e sulla vita… è giusto o sbagliato?”. Questo dibattito non serve. Non vi è un discorso giusto-sbagliato, bensì: quello che penso è funzionale ai traguardi che voglio raggiungere?

Se le mie credenze sono limitanti e dannose, rovinano i rapporti con gli altri e mi fanno reiterare vecchi errori, allora posso mutarle. Anzi devo mutarle.

Una credenza limitante e dannosa è proprio quella che causa la profezia auto-avverante. “Sì, parteciperò a questo colloquio di lavoro, ma… tanto non mi prenderanno mai”.

Il fatto che poi non ti prendano non deriva da un potere magico delle tue parole, quanto dalla tua predisposizione scoraggiata e demotivata a quel colloquio, causata dal tuo pensiero.

Quindi occorre mutare questa credenza. Si può? Assolutamente sì.

Se abbiamo visto (nello scorso paragrafo) che il cervello è in grado di auto-convincersi e attivare processi interni trasformativi, allora possiamo usare il Placebo per migliorare la nostra mente.

Ora individua le tue credenze. Analizzale.

Per analizzare le tue credenze - ovvero tutti quei meccanismi mentali che ti fanno dire “tanto andrà così”, “è sempre stato così”, “tanto io sono così” - devi fare un profondo lavoro su te stesso. Supportato dove serve da tecniche di benessere personale, da coach o da terapeuti. Certo possono aiutarti i tool che abbiamo dato in altri articoli: la meditazione, il journaling. Ma non solo. Parla con i tuoi amici. Chiedi feedback su quei comportamenti che reiteri. Scoprirai che ci sono meccanismi comportamentali che attivi praticamente da sempre, forse da quando sei bambino. Rifletti su come le credenze che hai (su te stesso, sugli altri, sul mondo) stiano impattando in modo positivo o negativo. A quel punto metti in dubbio e in discussione le credenze che hanno potenziale dannoso (”tanto le persone sono tutte così…”, “tanto gli altri non mi capiranno mai…”) e cerca di attivare credenze nuove. Credenze che ti motivino ad andare avanti. La mente può darti un grande aiuto.

Moltissime ricerche sull’Effetto Placebo hanno dimostrato che le credenze positive inducono gli individui ad affidarsi maggiormente al loro potenziale. A prendere decisioni migliori più in fretta, senza timori. Non per nulla, avere aspettative positive (e auto-convincersi del fatto che è possibile farcela) è un tipo di mindset fondamentale per molti pazienti che devono riabilitarsi dopo gravi infortuni. Non si prescinde dalla fisioterapia, ovvio! Ma non è solo quella a bastare. Se questi pazienti non dicono a loro stessi che ce la potranno fare davvero, gran parte del lavoro non sarà fatta.

Usa affermazioni positive, su di te e sulla tua vita.

Descrivi a te stesso tutte le cose straordinarie che hai, e raccontati quelle ancor più straordinarie che vuoi ottenere.

Visualizza in anticipo gli obiettivi che vuoi raggiungere, quasi come se li stessi già toccando con mano.

Di fronte a una esperienza negativa, cerca di non rafforzare la tua credenza limitante. Di fronte a una ennesima relazione finita male, non dirti “tanto le donne/gli uomini sono tutte/tutti così”. “Tanto prima o poi mi lasciano tutti”. Prova invece a mettere in discussione. Cosa avrei potuto fare diversamente? Non è facile come lavoro, ma è necessario. E prova anche a capire da dove arriva la tua credenza.

Le credenze sono ostacolanti perché il pensiero impatta il nostro umore e le nostre emozioni. Lo abbiamo detto nel paragrafo precedente. Siamo costantemente sotto l’effetto di un Placebo. Attiviamo costantemente azioni interne cerebrali solo pensando, credendo in qualcosa. Trasformare le credenze ostacolanti deve partire dal riconoscerle, individuarle, sfidarle. E installare nella tua testa altri pensieri di cui convincerti. Alla fine il Placebo è proprio un discorso sul: di cosa sono convinto?

Una volta che hai messo in discussione la credenza ostacolante, attiva con il Placebo la credenza fruttuosa. E se la cosa che ritieni impossibile fosse invece fattibile? E se tu ce la facessi davvero?

Convinciti di qualcosa di bello. E poi agisci!

Le credenze sono generate da traumi ma anche dal vissuto. Prova a fare. A fare qualcosa che ritenevi impossibile, dicendo a te stesso che ce la potrai fare. Il tuo cervello ti aiuterà predisponendoti ad affrontare l’esperienza e a metabolizzarla al meglio. E, quando ce l’avrai fatta, non sarà più un discorso di auto-convinzione. Sarai convinto anche da fattori esterni del fatto che ce la potevi fare.

Il Placebo applicato alla mente, insomma, fa risuonare quel famoso aforisma sul calabrone la cui struttura alare lo rende inadatto al volo.

Ma il calabrone non lo sa, e vola lo stesso.

Consiglio pratico: la magia mentale… della dieta

Puoi usare l’approccio mentale Placebo appena descritto anche se sei a dieta! Ebbene sì! La dieta è uno di quei percorsi in cui è facile avere, ahimè, pensieri negativi. Infatti ci vuole un attimo per focalizzarsi solo su tutte le cose buone cui stiamo rinunciando! Ma proviamo invece a concentrarci sul potere benefico delle cose light che stiamo mangiando. Un momento: sappiamo che negli scorsi paragrafi abbiamo insistito molto sulla scientificità del Placebo, ma qui occorre fare una ulteriore reiterazione del concetto. Perché sul tema “dieta” diventiamo tutti molto pigri, ed è facile scorrere queste righe e dire: “Wow! Quindi posso dimagrire solo pensandolo! Lo dice l’articolo!”.

Assolutamente no. Quindi non aspettateci sotto i nostri uffici, con i forconi in mano perché avete fallito la prova costume.

Il discorso è sempre sul convincimento: se io mi approccio ai cibi dietetici (che notoriamente non sono proprio esaltanti) convincendomi della loro bontà (non a livello di palato, ma a livello di benessere) il mio cervello attiverà tutti quegli ingranaggi che mi permetteranno di mandare facilmente giù quella mela e quell’odioso (per alcuni) yogurt greco. Lo farò con piacere perché sarò convinto del fatto che sto facendo il mio bene. Fare il mio bene sarà il rinforzo positivo mentale di cui ho bisogno. Lo stesso vale sulla credenza del senso di colpa.

Infatti se elimino i sensi di colpa per eventuali sgarri eliminerò la profezia auto-avverante di “tanto non ce la farò mai”.

Quindi anche in questo caso stiamo parlando di convinzioni e credenze. Ma la scienza è scienza. La dieta è dieta, anche sotto effetto Placebo. E questo, cari amanti della Nutella, lo sappiamo tutti (pure il calabrone).

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Danilo Lapegna

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