La nostra generazione ha meno memoria?
Lo si sente dire spesso. Tutta questa tecnologia sta peggiorando la nostra capacità di memorizzare. La colpa? Gli smartphone. E come mai? Gli smartphone richiedono al nostro cervello di immagazzinare numerosi stimoli contemporaneamente: il carico cognitivo è enorme, le informazioni da archiviare troppe. E poi i cellulari peggiorano il nostro ritmo sonno-veglia. E infine, come non menzionare il famoso e nocivo Google Effect: la digitalizzazione rende più facile scordare ogni cosa visto la nostra mente si rifiuta di collaborare, sapendo che tutte le info sono facilmente accessibili on-line.
Tutto questo è risaputo. Anche se, a dirla tutta, per noi il vero Google Effect legato alle amnesie è, più che altro, quando apriamo il motore di ricerca e, in imbarazzante silenzio, diciamo a noi stessi: “Ma… cosa stavo cercando?”
Scherzi a parte, non possiamo dire che i problemi di attenzione e memoria siano solo propri dei nostri tempi. Ed è anche errato demonizzare la tecnologia. Il fatto è, piuttosto, che ogni essere umano, da sempre, ha dovuto allenare la propria memoria come un muscolo. Perché, proprio per come ci siamo evoluti, non siamo e non saremo mai in grado di ricordare tutto. Infatti è dai maestri oratori del passato - figure illustri quali Cicerone - che arriva una delle prime tecniche di memorizzazione. Si tratta della tecnica dei loci, detta anche Metodo del Viaggio o Stanza romana. Gli oratori che dovevano tenere in testa un lungo discorso, associavano mentalmente le frasi da ricordare a delle stanze di una casa. Visualizzavano una casa, stanza dopo stanza, in un percorso preciso, associando ogni paragrafo del discorso a un oggetto o angolo dell’abitazione. Insomma, il cruccio di avere una memoria da potenziare era presente anche quando le persone non avevano i cellulari, anzi nemmeno i telefoni a disco!
E questo, lo dicevamo, è per via di come siamo fatti.
La scienza della memoria
Citiamo nuovamente il neuroscienziato e divulgatore Andrew Huberman - già menzionato nel nostro articolo sullo stress - perché egli racconta l’umana biologia in maniera molto semplice. Huberman ci dice che la memoria è, in fondo, una traduzione. Il nostro cervello traduce in meccanismi comprensibili tutto quello che accade nel mondo di fuori. Memorizzare non è solo apprendere nuove cose ma posizionare tutti gli aspetti della vita in un contesto. Il cervello deve decodificare la realtà e cerca di farlo incasellando eventi e oggetti in tre spazi: passato-presente-futuro. O in combinazioni degli stessi.
La memoria è una risposta a stimoli esterni. Quello che sentiamo coi nostri sensi diventa qualcosa da memorizzare. Questo stesso nostro articolo è qualcosa che sta mitragliando la tua vista e sollecitando la tua memoria. Questi stimoli sono trasformati in elettricità e segnali chimici dal sistema nervoso. Ecco come il sistema nervoso opera la traduzione che menzionavamo poco fa. Le informazioni sensoriali vengono trasformate in un linguaggio che, proprio dal sistema nervoso, viene compreso.
Dunque interiorizziamo quello che ci colpisce del mondo esterno, ma non memorizziamo tutto.
La memoria è selettiva. E grazie al cielo. Di una breve passeggiata non ricorderemo certo ogni singolo profumo sentito, ogni parola detta dai passanti, il colore dei vestiti di ogni altro abitante della città, tutte le razze di cani incontrate e tutte le scritte di ogni singolo cartello. Finiremmo per impazzire con un cervello così! La memoria è selettiva, e proprio sulla memoria selettiva si fondano le basi scientifiche delle leggi dell’Attrazione (di cui parleremo in altre sedi).
Lo psicologo Hermann Ebbinghaus diceva che ogni volta che traduciamo qualcosa dal mondo esterno, un nuovo concetto entra nella nostra testa. Ma tale concetto non rimane lì a imperitura (appunto) memoria. Ogni concetto si deteriora nel tempo. Dopo venti minuti perdiamo il 40% di quello che abbiamo appreso. Lo sa bene chi in questo momento sta preparando un esame!
Insomma, abbiamo capito come funziona la memoria. Si tratta della nostra mente che compie un enorme sforzo per selezionare solo alcuni dei milioni e milioni di input ricevuti durante la giornata. E ulteriore sforzo è trattenere questo input in un cassettino dal quale ripescarlo ogni qual volta ne abbiamo bisogno.
In questo processo di assimilazione - apprendimento - ricordo qualcosa va storto.
Eppure, ovviamente, la memoria ci serve sempre. Per studiare, per svolgere il nostro lavoro, per organizzare al meglio i task quotidiani che riguardano spese e scadenze.
Come possiamo fare, allora, per allenare questo “muscolo”?
Due tecniche per migliorare la nostra memoria
La ricercatrice Nancy D. Chiaravalloti ha focalizzato molto del proprio lavoro sul miglioramento della memoria umana, soprattutto in caso di gravi problemi di salute. La Chiaravalloti categorizza il processo di memoria in tre fasi: codifica, consolidamento, recupero
La codifica è proprio la fase in cui avvengono maggiori inciampi e problemi.
Come dicevamo, ogni singolo giorno apprendiamo qualcosa, anche quando non ne siamo consapevoli. La Chiaravalloti suggerisce due tecniche per migliorare la nostra memoria, o anche semplicemente per rinforzare i ricordi che sono indispensabili nel quotidiano.
Immaginario: per stimolare la memorizzazione di oggetti, compiti, parole possiamo associare il tutto a un’immagine. Questo accenderà la scintilla di uno dei nostri sensi (l’esperienza visiva) aiutandoci a ricordare. Alla base di questa tecnica vi è la credenza di molti psicologi sul fatto che la memoria eidetica - ovvero quella associata alla visualizzazione mentale - è la più forte. Ebbene sì, ricordiamo maggiormente informazioni che ci appaiono graficamente rispetto a lettere, numeri e caratteri dell’alfabeto. Ecco perché usare la tecnica dell’Immaginario. Attenzione, però! Se non operata correttamente, tale tecnica potrebbe non aiutare! Se devo associare ogni singolo concetto a una immagine specifica, avrò un intero album di immagini da ricordare. E farò ancora più fatica! La soluzione? Associare concetti e parole diverse non a tanti scenari ma a una immagine sola, unica, riassuntiva. Se devo ricordare una lista di oggetti da comprare al supermercato potrei crearmi una immagine mentale specifica in cui tutti gli oggetti sono presenti, combinati in un unico scenario. In un unico scenario, dice la ricerca, possono stare fino a sette concetti/oggetti/elementi.
Contesto: la seconda tecnica dice di associare - alla parole che devo memorizzare - maggiori informazioni o parole che aggiungano valore semantico. Quante volte durante una presentazione ci sfugge un particolare termine, che abbiamo sempre sulla proverbiale punta della lingua. Ma, per fare un esempio banale, se la parola che dobbiamo ricordare fosse “caffè” potremmo arricchirla con “il caldo e rassicurante caffè mattutino che mi fa sorridere”. Questo ovviamente è solo un esempio.
Una evoluzione del Contesto risiede nel creare delle mini-storie con le parole che devo memorizzare, combinandole insieme in un’unica narrazione. Prova ad allenarti creando un mini-racconto con tutti gli oggetti che devi comprare al supermercato, e vediamo se riesci a prendere tutto senza aver bisogno di nessuna lista. Ehi, è anche una soluzione paper free!
Come vedi, gli umani ripercorrono da sempre i medesimi problemi e le medesime soluzioni. La ricerca della Chiaravalloti tenta di risolvere un’angoscia che era propria anche degli antichi romani. E la soluzione cui si arriva non è tanto distante dalla Tecnica dei loci degli oratori di tanto tempo fa. Ovvero: visualizza, segui un percorso, combina gli elementi. Associa concetti astratti a qualcosa di tangibile.
Consiglio pratico: imbraccia... l'eccentricità!
Un consiglio pratico quanto si effettuano queste tecniche di memorizzazione - che siano quelle di Cicerone o quelle più contemporanee - è nel puntare sull’eccentricità. Se devo creare una mini-storia di parole, maggiormente sarò folle e divertente maggiormente sarà più facile per me ricordare. Tutto ciò che è bizzarro ci colpisce maggiormente e dunque si ricorda meglio.
Provaci con l’esercizio della famosa “lista della spesa mentale” che ti abbiamo proposto poco fa. Vediamo in che assurdo modo farai interagire il pacco di pasta e la verza!