Perché l'internet oggi fa schifo (e come possiamo aggiustarlo)
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Secondo me, come prima cosa, qualche spunto prezioso può essere estratto dal web di 20 anni fa.
Booomeeeeeer!
No, o forse sì. Cerchiamo però di argomentare.
L'internet di 20 anni fa, almeno secondo me, non era migliore né peggiore. Era però profondamente diverso, in un modo che reputo "filosoficamente" interessante. Non era infatti già da un po' più l'internet 1.0, quello "monolitico" dei siti di fine anni '90. Si cominciavano ad avere connessioni più rapide e stabili del 56k e iniziava a vedersi, per questo, una transizione dal web 1.0 a un 2.0 "embrionale". Si riusciva a stare molto di più online senza problemi tecnici o di bolletta e, per questo, cominciavano a fiorire le prime community. Era l'epoca dei forum, dei newsgroup, dei guestbook e delle email. Ah no aspetta, queste ultime ci sono ancora. Ed in parte anche i precedenti. Dal fatto che però l'email sia ancora la principale "killer application" della comunicazione online dopo decenni si potrebbe imparare un altro tipo di lezione. Ma di questo ne parleremo, magari, in un altro momento.
Per ora infatti intendo soffermarmi su un principio: quell'era di mezzo tra il 56k e lo smartphone è passata troppo rapidamente. O almeno, così è stato nella mia percezione. Credo però, ed eventualmente sarete voi a smentirmi, che come tutte le ere di mezzo custodisse qualcosa di sottostimato. Di corso via troppo velocemente perché potessimo impararne la lezione.
Io ricordo che la maggioranza delle conversazioni pubbliche si svolgeva nei forum (che sì, esistono ancora ma oggi sono più un sottobosco che altro). E per questo, secondo me, e prove me wrong, le conversazioni tendevano a essere di qualità media più elevata rispetto a oggi. Non lo erano sempre eh, chiariamoci. Alcuni forum, o alcuni loro sottogruppi, erano pattume trash e vere e proprie "fogne" di bullismo, aggressività e altro schifo di ogni genere. Ma nulla mi toglie dalla testa che questa qualità media fosse comunque molto superiore a quella della conversazione contemporanea su Facebook, X o Threads. O almeno, e qui provo a riformularla un po' diversamente, mi pare ovvio che il sistema di incentivi fosse profondamente diverso, e lo fosse in un modo che consentiva l'emersione di spazi di conversazione più sani, strutturati e costruttivi.
Innanzitutto, perché le conversazioni senza pretese erano palesemente tali (il metterci sempre la faccia oggi ci fa prendere tutti un po' troppo sul serio?). Mentre in quelle più serie sì, si tendeva a dare priorità a una certa cura nei propri contenuti. Se non altro perché c'erano solo quelli, ed erano piacevolmente alleggeriti da ogni esigenza reputazionale. L'assenza di like, cuoricini e interazioni, e persino la maggiore anonimità, erano tutte cose che spostavano almeno la maggior parte dell'attenzione dal "guardatemi, apprezzatemi e glorificatemi", verso le argomentazioni, le idee, verso ciò che effettivamente si scriveva! Sia chiaro, credo anche che l'anonimato su internet abbia i suoi terrificanti contro (ovviamente ci deresponsabilizza oggi come allora) ma questi pro, a mio avviso, rimangono non negoziabili. E soprattutto, non credo che sia stato proprio sanissimo questo passaggio dall'anonimato opzionale al fatto che ogni corporation tech lì fuori abbia un mucchio di big data con il nostro nome sopra. E che quest'ultimo con tutta probabilità sopravvivrà alle nostre carni. Ma anche questo, probabilmente, è un discorso per un'altra volta.
Torniamo quindi ai nostri forum: almeno in quelli più popolari, che per questo ospitavano la maggior parte dell'utenza, la moderazione attiva giocava un ruolo cruciale. Utenti selezionati per avere "pieni poteri" intervenivano costantemente per mantenere un clima di dialogo civile, per smorzare i toni e riportare le discussioni su binari costruttivi. Ricordo che c'erano dei veri e propri sistemi di regole in molti forum, a cui utenti e moderatori dovevano attenersi. Era... oh mio dio... la "netiquette"! Chi, come me, è vecchio abbastanza da ricordare questo termine, foriero di remote suggestioni di un mondo perduto? Nei forum e nei primi spazi di interazione online, le comunità sviluppavano un codice di comportamento condiviso, una sorta di galateo digitale che regolava le interazioni. Molto spesso non si poteva, letteralmente, litigare, provocare, aizzare, insultare, perché arrivava il moderatore di turno a cancellare tutto e a bannarti (spesso, abusando anche del proprio potere, ma sia chiaro che sto parlando in un'ottica costi-benefici). Ripeto: non era certo tutto un circolo di cavalieri arturiani digitali eh, e i moderatori spesso facevano un sacco di porcherie, però almeno c'era un tentativo diffuso di dare priorità a certi sistemi di regole. Tentativo i cui intenti, a mio avviso, si sono completamente smarriti per la strada.
Mi sfugge di preciso dove abbiamo sbagliato (o quantomeno un'idea ce l'ho, ma per fluidità del discorso per ora farò finta del contrario). Non capisco come di preciso siamo passati da questa idea di imporre (e imporsi) una necessaria "netiquette" verso un approccio secondo cui litigare, provocare, aizzare, insultare è la norma. Verso l'usare internet come confessionale dei propri scazzi del momento. Verso il permettere praticamente qualunque forma di aggressione online in nome di una presunta libertà di parola. Libertà di parola che, sì, in teoria è un principio da difendere a qualunque costo, ma la cui invocazione è qui completamente fuori luogo. Moderare infatti, anche quando viene fatto aggressivamente, non equivale a censurare. Moderare vuol dire impedire a pochi "bad player" di abbassare il livello qualitativo di uno spazio virtuale, e questo dovrebbe essere un diritto sacrosanto di tutti. Ma soprattutto, non dimentichiamoci che nel moderare non "tappiamo la bocca" a nessuno, visto che questa persona sarà sempre e comunque libera di dire la sua su altre pagine, o sui social che gestisce in prima persona. Stiamo giustamente definendo gli standard di qualità nelle nostre interazioni. Stiamo affermando, in base alla nostra sensibilità, le regole da far rispettare in casa nostra, nella nostra micro-comunità, non certo quelle della nazione o di un altro spazio pubblico-istituzionale in cui vivono in tanti. Che quest'ultima sì, certo che sarebbe una cosa pericolosa! Immaginate se veramente qualcuno lì fuori credesse che sia auspicabile legiferare a livello nazionale-mondiale-universale sulla base di ciò che offende la propria sensibilità. Per fortuna, però, certe persone non esistono ah ah ah... ah!
Dove sto cercando di arrivare con tutto questo sfogo?
Non penso si possa tornare indietro. A molti piacerebbe riavvolgere il mondo. E, sarò sincero, non è un mio obiettivo, ne avessi anche la possibilità. Perché rintanarsi nel desiderio di tornare indietro va pericolosamente di pari passo con la perdita di ogni speranza di un futuro interessante.
Penso però che sia delirante credere che, in ogni momento, la situazione dell'esistente rifletta perfettamente il nostro "mercato" di esigenze e desideri. Pertanto credo che ci siano sempre degli spazietti perché piccole lezioni dal passato possano essere accolte anche nel presente.
Io per esempio, e probabilmente l'avrete già capito dalle mie argomentazioni, penso si debba recuperare la cultura della moderazione attiva e della netiquette come metodo fondamentale per ridurre la tossicità nei social media attuali. Dovremmo fare del nostro meglio per reintrodurre spazi di discussione più riflessivi, sani e attenti. Il che sì, viste le evidenze, richiede il ritorno a una "spietatezza" nella moderazione, con un approccio che rifiuti il ricatto morale di termini come "censura" o "libertà di parola" (e che ci ricordi che perdere un follower tossico è una benedizione). A briglia sciolta tanto lasceremo sempre che il nostro lato bestiale prenda il sopravvento. E non c'è discussione o argomentazione razionale che possa sradicare la malafede. Ma soprattutto, dovremmo accettare di frequentare solo spazi sani. Se per esempio una pagina non modera e consente al primo bulletto di rompervi le scatole, è semplice, non frequentatela più. Torniamo a questa mentalità a livello di pagina, di micro-community, senza che la piattaforma intervenga mai, salvo violazioni chiare delle leggi statali. È un'idea che si avvicina un po' a quella di un grande stato federale in cui le comunità si autogovernano per questioni locali e lo trovo molto sensato ed efficiente.
Non penso si possa cambiare il web così, eh! In fondo gli elefanti nella stanza qui sono due e si chiamano: "La reazione di pancia è più facile", in tag team con "Il conflitto genera coinvolgimento". È così dai tempi dei gladiatori nel Colosseo e da molto prima, e non smetteremo di comportarci in questo modo oggi solo perché ci dichiariamo più sensibili. Ma di sicuro con un po' di attenzione e qualche regola in più, almeno a mio avviso, possiamo incentivare la costruzione di qualche "nicchia felice in più". Come possiamo fare poi, così agendo, a non trasformarla anche in una bolla priva di confronti con l'esterno? Ottima domanda, perfetta per un altro articolo. Ma per ora vi invito a riflettere sulla differenza tra assenza di confronto e rifiuto del conflitto tossico.
Se riusciamo a far quanto visto finora, e magari anche a prenderci un po' meno sul serio, proprio come quando eravamo "pallino_78" su forumcommunity.net con l'avatar di Darth Vader, allora tanto di guadagnato. Avremo contribuito a costruire un cyberspazio più bello per noi e per chi verrà dopo.
Alla prossima!
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Danilo Lapegna
CEO e Founder del "Kintsugi Project"