Come "hackerare" (filosoficamente) tutto!

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Riscopriamoci "hacker" della realtà!
La parola "hacker" va qui intesa nella sua connotazione di "innovatore ribelle", di qualcosa che va ben oltre le sue connotazioni informatiche, o peggio, criminali (cioè, che se vi mettete a fare cose illegali io non ne voglio sapere niente!). Riscoprirsi "hacker" della realtà comporta infatti lo sfidare i confini della conoscenza convenzionale, esplorare territori non mappati della comprensione e riformulare le strutture esistenti; e questo non per distruggere o sabotare, ma sempre per innovare e migliorare.
Ciò diviene fondamentale più che mai in un'era dominata da social media e algoritmi, in cui crediamo di esprimere liberamente la nostra identità ma in realtà, spesso, non facciamo che ripetere schemi e comportamenti preconfezionati. Il marketing, la pubblicità, la comunicazione emotiva dei media, le "challenge" non fanno che svelare la loro natura di esche per i nostri desideri di accettazione da parte del branco. Sono tutti tentativi di fare appello a una pseudo-individualità che non fa che guidarci unicamente verso ciò che è ritenuto desiderabile, moderno, accettabile, "instagrammabile" (o dovremmo dire "tik-tokkabile"?). Il riscoprirsi hacker oggi diviene pertanto una via essenziale per l'autodeterminazione, e per ricreare la via per un "sano individualismo"; per riaffermare il proprio ruolo attivo nella creazione e nel mantenimento della propria identità.
Ma come si può quindi pensare di diventare hacker della realtà per davvero oggi? A mo' di risposta, vi propongo la mia piccola "bibbia" a tema. Un vero e proprio "manifesto filosofico in cinque punti" che contiene i fondamenti di un modo di essere che oggi più che mai credo debba venire riscoperto, diffuso e valorizzato con ogni mezzo possibile:

 

1. Non accettate il "funzionamento di default" e imbracciate uno spirito di "razionale ribellione"

Se volessimo definire più nel dettaglio il concetto di "ribellione razionale" potremmo esprimerlo come il sofisticato equilibrio tra rifiuto del preconfezionato e lucidità analitica sul come potrebbe essere differente; come lente e modalità di visione del mondo, che non accetta mai le prime risposte e trasforma tale rifiuto dell'immediato e dell'ovvio in un potente strumento di trasformazione. È lo specchio di un ben ponderato rifiuto della passività e dell'accettazione acritica della realtà presentata; il tutto, per poi cercare di capire come qualcosa invece potrebbe essere, esplorando possibilità e alternative nascoste o sottovalutate.
Questo è fondamentale: la sfida intellettuale dell'hacker non deve trasformarsi mai in una mera negazione "adolescenziale" dell'ordine stabilito, né un qualche desiderio di "demolizione del mondo" pur di dare sfogo alle proprie insoddisfazioni; piuttosto, è un processo metodico e intenzionale. È un veicolo di indagine approfondita sulle fondamenta dei sistemi che lo circondano. È un modo per esplorare e superare le loro inefficienze, le loro debolezze e, perché no, anche delle loro ingiustizie. L'hacker, armato di questo spirito, diviene così pioniere nel sondare le possibilità di rinnovamento, di ottimizzazione e di evoluzione, su un piano sociale e individuale, tecnologico e culturale; e nel farlo soprattutto dove altri sembrerebbero aver rinunciato, trasforma la sua "semplice" ribellione in un processo profondamente creativo e innovativo; in un prezioso flusso in cui le idee e le visioni diventano nuovi strumenti con cui edificare, ridefinire, reinventare, migliorare.

 

2. Divenite "spietatamente curiosi"

Quanto detto nel punto precedente ci conduce direttamente qui: una "razionale ribellione" non può non partire da una "spietata curiosità", da un desiderio di addentrarsi in questioni e problematiche che vanno oltre i semplici "come", sondando i "perché", i "per cosa" e tutte le possibili alternative del caso. L'interrogativo che dovrebbe motivare l'hacker non è solo quello di capire il funzionamento di un sistema, ma anche di esplorare le sue potenzialità, le sue applicazioni non convenzionali, le eccezioni e le singolarità.
Questo spirito di curiosità trascende la mera accumulazione di fatti o l'aumentare delle proprie competenze tecniche; è piuttosto il frutto di un desiderio di profonda riflessione filosofica sulla natura delle cose, sulla costruzione della conoscenza e sul potere implicito nei nostri sistemi di valutazione e conoscenza. L'hacker, in questo senso, finisce per diventare un importante filosofo contemporaneo, colui o colei che prova a ridefinire il senso comune; che mette in discussione le fondamenta stesse delle nostre valutazioni, delle nostre economie e dei nostri sistemi umani.
Tutto ciò, ovviamente, si traduce anche in una sfida a sé, in un viaggio interiore fatto di continua autoanalisi e autocritica. L'hacker infatti deve essere innanzitutto disposto a riconoscere e superare i propri bias, a rimettere in discussione le proprie convinzioni e adottare nuove prospettive quando le vecchie si dimostrano inadeguate o obsolete. Mai detto che dovrebbe essere facile, e la verità è che alcuni ci riescono "naturalmente" più di altri. Molto però può partire dalla fame, dataci "in omaggio" dalla genetica, che ognuno di noi a tratti sente nei confronti del crescere, dell'evolvere, dello scoprire nuove verità. È qualcosa di profondamente innestato nella nostra biologia, che ci porta a "violente" scariche di dopamina ogniqualvolta sentiamo di avere unito dei puntini nuovi. E soprattutto, banalità delle banalità: più proveremo a superare il proverbiale disagio dovuto al "lasciare il porto" e più, nell'imparare a navigare le possibili tempeste che potrebbero scatenarsi al largo, è probabile che ci trasformeremo "spontaneamente" in avventurieri, in esploratori, in scopritori di insenature, isole e tesori dotati di caratteristiche mai viste prima.

 

3. Ricercate trucchi e scorciatoie

Il "ricercare scorciatoie", o trucchi, nell'accezione più nobile e intellettualmente sofisticata del termine, è un'arte che va ben oltre il semplice risparmio di tempo o il desiderio di rottura. È un processo creativo, quasi un'espressione di amore intellettuale, che conduce a più profonde riflessioni sui sistemi in cui ci si muove, a prospettive inedite e una più sottile intuizione dei loro meccanismi più nascosti. La ricerca della scorciatoia, in questo senso, diventa uno strumento di conoscenza, una lente attraverso la quale si possono scoprire nuove dimensioni della realtà. E il "trucco" si eleva dal suo semplice essere uno "strumento per furbetti", divenendo una via per la trasformazione e l'innovazione. Un motore strategico per dischiudere opzioni importanti, che si rivelano tali non solo in quanto invisibili agli occhi di chi si attiene al percorso convenzionale, ma in quanto rivelatrici di vie con cui il sistema stesso può essere riparato e innovato.
Tutto ciò rappresenta ancora una volta, un modo creativo e dirompente di fare filosofia e creare conoscenza. Tale approccio non è semplice e richiede una mente flessibile, aperta e in grado di vedere oltre gli schemi predefiniti (nonché, in grado di evitare di "drogarsi di trucchi" e finire quindi sempre con il cercare di evitare sforzi necessari). Gran parte di questo processo, però, può nascere dal "semplice" cominciare a farsi le domande giuste, come sulla stregua di: "Perché faccio le cose in questo modo?", "Perché questa cosa è così?", "Non potrebbe essere migliore?", oppure "Non c'è un metodo più efficace o più significativo per fare questa cosa?"

 

4. Ritrovate il valore di un "sano anticonformismo"

Tutte le società, fin dall'alba dei tempi, puntano a "collettivizzare", seppur con diversi strumenti. Ad assimilare le unicità di ogni individuo in un tessuto sociale ben definito e preordinato. Questo non è di per sé necessariamente un male e non va confuso con un "delirio" complottista; anzi, è un processo spesso spontaneo, utile in teoria alla sopravvivenza e alla prosperità collettiva. Tuttavia, in un clima sociale come quello illustrato a inizio articolo, ecco che si rinnova una verità importante: la deviazione dai sentieri battuti richiede tutto il coraggio necessario per un "sano anticonformismo". Anche quando infatti questo desiderio di esplorare è ispirato da una ricerca di avventura e di verità, il rischio è di incappare in resistenze, incomprensioni e talvolta persino ostracismi di ogni genere.
Sia chiaro: è naturale, e in certo senso necessario, aspirare all'accettazione sociale e all'affetto. Questi bisogni radicati nella nostra psiche umana non sono solo desiderabili, ma fondamentali per il nostro benessere emotivo e psicologico. Tuttavia, la sfida si presenta quando l'accettazione desiderata implica la soppressione di aspetti autentici della nostra identità o dei nostri valori. Ed è una sfida che può essere affrontata solo con molta propensione al cambiamento, al sapersi mettere in dubbio, e soprattutto a concederci la possibilità che, in caso di rifiuto, non sia necessariamente "colpa nostra", ma potrebbe esserci qualcosa di sbagliato nell'ambiente da cui questo rifiuto proviene; una sua incapacità di accettare alcuni valori. Da cui, per l'hacker in senso lato, si delinea una missione non solo personale ma anche collettiva: quella di aprire nuove strade, di sperimentare, di esplorare nuove possibilità, di rinnovare e forse anche di sanare quegli aspetti della società che ostacolano la crescita e l'evoluzione individuale.

 

5. Proponetevi come "costruttori e costruttrici del futuro"

La "razionale ribellione", la "spietata curiosità", la ricerca della scorciatoia e un "sano anticonformismo" diventano tutti strumenti per sfidare e rinnovare il presente, ma anche e soprattutto per costruire il futuro. Per smetterla di essere semplici osservatori di ciò che accade, e trasformarsi così in attivi artefici e modulatori di tali processi. In una società che in gran parte sembra rassegnatasi a osservare passivamente l'ultimo susseguirsi di tragedie narrate dai media, l'hacker si afferma come un creatore di nuove visioni positive; come qualcuno che non si limita a subire le trasformazioni, ma le guida. Riscoprirsi hacker diviene insomma un imperativo per ognuno di noi nell'epoca attuale, una chiamata all'azione per coloro che desiderano fare la differenza, per lasciare un'impronta tangibile nel mondo. È un modo per abbracciare una visione quasi "meta-utopica", ossia qualcosa che vada oltre la semplice utopia o distopia (bella questa, eh?). È il risultato della più elevata e sofisticata idea che il futuro non sia in un destino "ideale" da perseguire, ma un campo in continua evoluzione, modellato dalle mani di coloro che, pur nell'infinito rumore del conformismo e della rassegnazione odierna, ancora osano sognare e agire.

 

"Forse ciò che dobbiamo insegnare non è una competenza, ma uno spirito. A volte penso a cosa avrei potuto fare se fossi nato in un'altra epoca. I programmatori dei tempi agricoli probabilmente smanettavano con ruote idrauliche e varietà di colture; nell'era di Newton, avrebbero potuto essere ossessionati da vetro, coloranti e orologeria. Di recente, leggevo una storia delle reti neurali e mi ha colpito quanto molte delle persone intervistate—nate intorno agli anni Trenta—giocassero con le radio da piccoli. Forse la prossima generazione trascorrerà le sue notti insonni nelle viscere delle intelligenze artificiali che i loro genitori un tempo consideravano scatole chiuse. Non dovrei preoccuparmi che l'era della programmazione stia finendo. L'hacking è per sempre."
(James Somers)

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