Il processo decisionale è una componente essenziale di ogni nostro quotidiano percorso; esso costantemente plasma le nostre giornate, ci ruba energie e ci richiede complesse negoziazioni tra le parti. Il tutto, come suggerito anche da Bill Burnett, con l'inevitabile fregatura che le migliori scelte, in molti casi, si manifestano come tali solo molto dopo che le si è prese. Ma se uno dei migliori strumenti per il decision making di cui potremo mai disporre fosse uno strumento in grado di emettere valori casuali, come una moneta o un dado? Vediamo di esplorare insieme quello che, specialmente tra i "maniaci" della razionalizzazione e controllo, potrebbe giustamente suonare come una stramberia:
Il "potere delle monete"
Immagina di non sapere quale libro acquistare per le tue letture serali, o quale strada prendere per andare al lavoro. Lasciar decidere al lancio di una moneta o al rotolare di un dado, in questi casi, potrebbe ricordare il metodo di un qualche cattivo da fumetto. In realtà però un simile modo di agire può svelare aspetti nascosti della psiche umana, nonché rivelarsi una soluzione incredibilmente economica ed efficiente.
Uno studio significativo in questo ambito è stato infatti condotto da Steven Levitt, economista presso l'Università di Chicago. Nel suo esperimento, Levitt ha offerto ai partecipanti la possibilità di prendere decisioni basate sul lancio di una moneta per questioni importanti come cambiare lavoro o iniziare una nuova relazione. Curiosamente, i risultati hanno mostrato che coloro che hanno seguito il "consiglio" della moneta erano più propensi a compiere cambiamenti significativi nella loro vita e, in seguito, si dichiaravano persino più felici di coloro che non lo avevano fatto. Ma perché un risultato del genere? Vediamo di analizzarne insieme le possibili cause.
In primo luogo, il ricorso a un "randomizzatore" come una moneta riduce il peso della deliberazione eccessiva. Molti di noi sono inclini alla paralisi da analisi, quello stato in cui il timore di fare la scelta sbagliata ci blocca in uno stato di eterna indecisione. Utilizzare pertanto un metodo di selezione casuale rimuove questo ostacolo, liberandoci dalla pressione di dover "trovare la scelta perfetta", e permettendoci così finalmente di agire.
Secondo fattore di cui tenere conto: il processo di lasciar decidere al caso ci spinge a confrontarci con le nostre reazioni istintive. Spesso, nel momento in cui la moneta è in aria, o il dado sta rotolando, ci rendiamo conto di quale risultato stiamo veramente sperando. Questa rivelazione improvvisa può essere, probabilmente, anche più onesta e illuminante di ore di ponderazione razionale.
In terzo luogo poi, c'è il concetto di "regret minimization", un termine usato spesso nel campo dell'economia comportamentale. Quando prendiamo una decisione basandoci sul caso, siamo meno inclini a rimuginare su "cosa avrebbe potuto essere" se avessimo preso una strada diversa. Ciò riduce di molto il senso di rimpianto post-decisionale, permettendoci di accettare più facilmente le conseguenze della nostra scelta. Ci rende, in un meccanismo psicologico che a mio avviso non smette di essere incredibilmente paradossale, più felici dello stato delle cose.
Ultimo ma non ultimo poi, mi sentirei di aggiungere che il metodo del lancio della moneta può servire come un importante veicolo strategico-tattico. Nell'affidarci infatti di tanto in tanto a una decisione casuale non solo aggiungiamo al nostro processo di scelta un fattore di imprevedibilità che può rivelarsi fondamentale in alcuni contesti competitivi, ma "rompiamo" completamente l'armatura dei nostri bias, delle nostre paure e delle nostre convinzioni pregresse. Questo "sfondamento" delle nostre barriere decisionali può consentirci di uscire dalla zona di ciò che implicitamente consideriamo come confortevole, aprendoci così a spazi di potenziale che mai avremmo considerato altrimenti.
Lo strumento pratico: compra un dado a 20 facce e tienilo sempre in tasca
20 è un numero divisibile per 2, 4, 5 e 10, il che rende un dado a 20 facce ottimo per scegliere randomicamente in campi che hanno questo numero di alternative. So che dadi del genere vengono utilizzati per generare casualmente fattori o eventi all'interno di giochi di ruolo e, personalmente, pur non avendo mai giocato a nulla del genere, amo tenere sempre un oggetto del genere in tasca a mo' artefatto simbolico. Poi chiaro che puoi comprarne sempre uno più "classico", a sei facce, qualora tu voglia lavorare con qualcosa che offre 2, 3 o 6 possibili scelte (o 5, proponendoti di rilanciare qualora esca un "6").
Ovviamente qui il mio consiglio non è quello di applicare i risultati del suo lancio a qualunque decisione della vita e men che meno, come accaduto nello studio di Levitt, a questioni complesse o di grande importanza. Inoltre, ci saranno sempre sistemi di opzioni in cui una valutazione razionale di tutti i pro e contro farà emergere una scelta come chiaramente più vantaggiosa rispetto a un'altra. Tuttavia, per decisioni quotidiane di minore entità, dove il rischio è limitato, l'esito non è critico e l'asimmetria informativa alta (= è molto difficile ottenere informazioni attendibili con cui valutare la direzione migliore), un dado a 6, 12 o 20 facce può rivelarsi uno strumento sorprendentemente utile.
Inoltre, suggerimento preso a piene mani dalla cosiddetta "teoria dei giochi" (salta pure se la cosa ti fa venire il mal di testa): se una decisione A (tipo manda quel curriculum a chi paga meglio) è per te più ragionevole di un'altra decisione B (tipo manda lo stesso curriculum a chi paga meno, ma magari offrendo un maggiore relax), potresti puntare al massimo guadagno provando a spartire le probabilità "non equamente". Dando minori chance, nel lancio, alla scelta meno ragionevole.
Per esempio, potresti concederti di scegliere B solo se esce, per esempio, 1 sul dado da 6, o 1, 2 o 3 sul dado da 20, e viceversa. Le ragioni matematiche dietro una considerazione del genere poi, qualora non risultino intuitive e vi interessi approfondirle, potrete trovarle in un libro che qualcuno di voi sicuramente possiede già.
Questo approccio non solo può alleggerire il nostro carico decisionale, ma può anche aprire la mente a nuove possibilità, spingendoci fuori dai soliti schemi di pensiero. Può aiutarci a comprendere meglio le nostre preferenze e le nostre avversioni e forse, persino a scoprire parti di noi che avevamo lasciato sopite. Perché forse è tutta qui l'essenza stessa del processo decisionale: non è mai veramente una questione di scegliere tra opzioni A, B, 5 e 7, 12 o 20, ma di chiarirsi, "filtrare il rumore", e raggiungere un più autentico contatto con le proprie convinzioni, paure, speranze e aspirazioni. E in questo contesto la casualità, con il suo carattere da "paradossale spauracchio", può rivelarsi come il miglior catalizzatore per l'innovazione personale, forzandoci ad esplorare opzioni inedite e a confrontarci con le parti più "scomode" di noi stessi.
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