E meno male che stai invecchiando!

E meno male che stai invecchiando!



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Sentirsi vecchi nella grande gara

In questa società iper-competitiva, il tempo che scorre inesorabile è una minaccia senza precedenti. Non fare le cose “in tempo” è un’onta. Arrivare secondi un profondo disagio. Viviamo in un mondo dove le vite degli altri ci sono spiattellate davanti agli occhi in ogni momento, e sono sempre migliori della nostra. Un mondo in cui gli enfant prodige sono sempre più giovani, e quando fanno il botto lo fanno in grande stile diventando star, influencer ultraricchi.

La tregua di fronte a questa iper-competitività dovrebbe avvenire dalla consapevolezza che il mondo non è una gara. Ognuno arriverà ai risultati cui deve arrivare in base ai propri tempi. Ma purtroppo il mondo sembra essere una gara davvero. E quindi ecco che invecchiare diventa un ostacolo. Un crimine.

Ce lo siamo detti un sacco di volte. “Ormai sono troppo vecchio per…” o “Sono fuori tempo massimo per…”. E magari ce lo siamo detti a venticinque anni!

Nella nostra società tutti devono raggiungere i traguardi il prima possibile (e fare esperienze stupende di viaggio, diventare famosi o ricchi, sposare l’amore della propria vita). Chi sente la vita scorrergli fra le dita senza aver raggiunto traguardi si sente colpevole. Chi invecchia senza aver raggiunto ogni milestone che la società impone si sente in affanno. Si sente indietro e arranca.

E pensare che invecchiare dovrebbe coincidere col raggiungimento della serenità. Di quello stato di saggezza che Seneca faceva coincidere con essere in armonia “col presente senza recriminazioni”, ricordare il passato “con grato pensiero”, guardare al futuro “con speranza lieta e luminosa senza timore e senza diffidenza”. Proprio così. Una persona matura dovrebbe padroneggiare il peso del passato, l’ansia per il futuro, e la capacità di godersi il presente.

Partiamo dunque dal presupposto fondamentale: non c’è un tempo prestabilito per raggiungere i traguardi. Non c’è un tempo prestabilito per trovare l’anima gemella, avere dei figli, capire cosa fare nella vita.

Spesso chi si sente indietro rispetto agli obiettivi della vita, cerca di consolarsi leggendo le biografie di persone che hanno raggiunto il successo in età adulta o matura (la Rowling di solito è fra i primi risultati!). Non sempre questa consolazione è affidabile. Nel senso: è vero che ci sono persone diventate ricche o famose in età adulta o matura, ma bisogna conoscere di ognuno la storia esatta. Magari queste persone divenute di successo a 40 anni hanno lavorato come folli fino al giorno prima. Difficile sperare nel successo a 40 anni se si è stati sul divano a guardare serie tv fino ai 39.

Però effettivamente ci sono storie motivanti, di persone che fino a una età matura facevano tutt’altro o non avevano ancora trovato la vera strada. Stan Lee non aveva creato un fumetto di punta fino ai 39 anni. Toni Morrison, premio Nobel, ha scritto il suo primo romanzo a 40 anni. Samuel L. Jackson ha avuto il suo primo ingaggio importante grazie a Spike Lee quando aveva 43 anni.

E se ancora non ti abbiamo convinto, leggiti la storia del Colonnello Sanders.

La sua parabola, davvero, motiverebbe chiunque si sente vecchio!

E poi pensa a questo: nel famoso monologo Wear Sunscreen viene detto: “Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco a 22 anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.”

La benedizione dell’invecchiamento

Nel suo celebre Ted Talk Growing Old, l’autrice Jane Caro lo chiede chiaramente: non indorateci la pillola! Inutile dire che siamo persone di mezza età! Una persona che ha superato i 50 mica spera di arrivare al secolo di vita, giusto? Dunque molti di noi sono oltre la mezza età!

Il punto è: e allora?

Collegandoci a quanto detto nel primo paragrafo, ecco un’altra riflessione fatta da Jane Caro che si rivela interessante. Invecchiare dovrebbe coincidere con il raggiungimento della serenità. Perché invecchiare significa togliersi dal consorzio iper-competitivo dei giovani. Sottrarsi a quelle modalità per cui, ad esempio, quando si è in una stanza ci si guarda intorno e si cerca di capire se siamo abbastanza belli o magri. E questo è un sollievo. Arrivati a una età matura, questi meccanismi dovrebbero interrompersi.

Per questo invecchiare dovrebbe essere una benedizione. Ci togliamo dal circuito in cui gli altri corrono come folli. E iniziamo a lavorare su di noi in base ai nostri veri tempi. Invecchiare, spiega la Caro, ci priva della vanità perché smettiamo di dipendere dalla approvazione altrui.

Crediamo che si possa concordare su questo tema. In un mondo ideale, maggiormente si invecchia maggiormente si diventa felici. Crescono pace interiore e consapevolezza. Chi invecchia male perde l’occasione unica di amare se stesso. Di accettarsi e perdonarsi. Quando amiamo noi stessi, allora anche invecchiare viene visto come una tappa naturale. Anzi, come una tappa in cui si è guadagnato qualcosa, anziché perdere.

La Caro dice inoltre una frase bomba. Lo fa quando parla di come invecchiare coincida con la consapevolezza della mortalità. Dice la Caro: sapere che rimane meno tempo è un carburante, un energizzante. Ti smuove come poche altre cose al mondo!

Diventare maturi

Finora cosa abbiamo detto? Che invecchiare non è un incubo ma una potenziale benedizione. E che la fretta non deve toccarci, visto che ognuno ha i propri tempi, il proprio percorso di vita.

Il lavoro da fare su noi stessi, dunque, qual è? Vero che l’invecchiamento va accettato, ma questo non vuol dire essere passivi e attendere che il tempo passi.

Dobbiamo comunque prepararci all’età che avanza, diventando adulti maturi. Come dice Giulio Cesare Giacobbe, esperto di psicoterapia evolutiva, diventare adulti vuol dire diventare indipendenti, raggiungere i nostri goal senza dipendere dal sostegno di nessuno.

E non dipendere da nessun vuol dire anche non temere i giudizi altrui, e questo si collega a quanto detto sul vergognarci di “essere vecchi”.

In questa fase della tua vita non dovresti essere per forza diventato miliardario o aver avuto decine di figli solo per far contenta tua zia. Però devi essere maturato, quello sì. Dovresti essere una persona indipendente, che sa avere una stima di se stessa, che sa anche apprezzare la solitudine e i propri spazi. Questi sono i veri traguardi cui devi puntare invecchiando.

Ma come fare? Come puoi fare a essere una persona che affronta la propria vita con maturità già da oggi?

  1. Inizia a far contare quello che fai, non quello che dici che vorrai fare in futuro. Il tempo avanza, allora è il caso di iniziare ad agire. I fioretti e i “ci penserò domani” non possono più valere. Chi non si butta ha già fallito.
  2. Focalizzati sulle cose che puoi controllare e che sono davvero importanti. Il tempo avanza, dunque hai meno tempo da dedicare alle idiozie, alle situazioni tossiche che ti tolgono tempo e felicità. Dedicati alle cose cruciali.
  3. Investi nelle relazioni importanti. Il tempo avanza, dunque meglio non risparmiarsi nel dedicare affetto ed energie alle persone importanti. Un partner, un gruppo di amici. Persone che amiamo, che ci amano, che ci ispirano. Coltiviamo questi rapporti.

Consiglio pratico: “Come salvarsi alle cene di Natale”

Il consiglio pratico finale può sembrare comico, ma non lo è! Per molte persone le cene coi parenti (o, estese, le cene con certi amici o colleghi) sono un vero dramma. Alcuni momenti sociali sono occasioni in cui ci viene chiesto “cosa abbiamo raggiunto”. Cosa abbiamo fatto della nostra vita. Siamo fidanzati? Sposati? Figli? Lavoro?

Per molti queste domande sono demoralizzanti. Accorgersi di non aver raggiunto certi traguardi sociali può davvero farti sentire vecchio.

Ecco dunque come uscire sereni da cene di questo tipo.

La prima cosa che puoi fare, in primis, è padroneggiare la conversazione. E, se serve, sviare l’argomento. Frasi come “Grazie per il tuo interessamento, però parliamo di cose più interessanti” possono aiutarti a schivare il proiettile della domanda infingarda.

Il punto è sempre rispondere con semplicità e stabilire i propri limiti. Essere cortesi ma vaghi, essere semplici ma diretti può aiutare gli altri a capire che non intendiamo sbottonarci su determinati topic. Essere colti alla sprovvista, invece, e dare troppe informazioni può farci cadere nella trappola della demoralizzazione.

Devi decidere tu di cosa vuoi parlare. Dunque direziona la conversazione nel verso che preferisci.

Nessuno ha il diritto di farti sentire in difetto.

Nessuno ha il diritto di farti sentire indietro.

Nessuno ha il diritto di farti sentire vecchio.

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Danilo Lapegna

CEO e Founder del "Kintsugi Project"

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