La Potenza del Positive Self-Talk

La Potenza del Positive Self-Talk



In questo articolo parliamo di:

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Tempo fa, qualcuno ci consigliò una frase che aveva letto sul muro di un ristorante. Una pillola potentissima, un boost senza precedenti apparso nel luogo meno prevedibile di sempre. La frase diceva: “Tutto ciò che attrai nella tua vita è il riflesso della storia in cui credi e che continui a raccontarti”.

Effettivamente, quando ci è stata riportata, questa frase ha colpito anche noi. Pare sia attribuita a Farshad Asl, autore e speaker di fama internazionale. Il nostro atteggiamento critico sulla citazione ci porta a pensare che siamo convinti a metà: questa storia della “legge dell’attrazione” ha senso fino a un certo punto. Ha senso e valore per chi vive la vita con grande spiritualità. Ma, d’altro canto, questa frase, letta con uno sguardo pratico e proattivo, ha comunque un’importanza cruciale. Perché riassume in poche parole tutta la potenza del Self-Tak. Ebbene sì. Il primo ostacolo nell’autorealizzazione non arriva dall’esterno. La prima sfida per l’amor proprio non sono le bordate che la nostra autostima riceve da persone esterne. La prima sfida viene da noi stessi e dalla nostra vocina interiore.

Questo non perché quello che diciamo può cambiare il nostro destino e “attrarre” un evento positivo o negativo. Ma certo è che il Negative Self-Talk può tiranneggiare la nostra vita. Il Negative Self-Talk appare come quella voce che ci dice che non saremo mai pronti per quell’esame, che la felicità che stiamo vivendo non durerà, che la cosa catastrofica che attendiamo arriverà di sicuro. Il Negative Self-Talk ci paralizza, ci sminuisce, ci spaventa.

In questo articolo ti spiegheremo che la storia in cui credi e che continui a raccontarti può davvero cambiare. Devi solo volerlo.

I danni del Negative Self-Talk

La mindfulness instructor Cynthia Kane, autrice di Talk to yourself like a Buddhist, definisce il Negative Self-Talk come quella forza che ci impedisce di crescere perché ci impedisce di credere in noi stessi e fare nuove esperienze.

Avrai sicuramente avuto un’esperienza di questo tipo. La vocina interiore può averti fatto notare quanto eri inadeguato in una situazione. Quanto dovevi sentirti in colpa per qualcosa che avevi fatto. Quanto eri stato stupido in una determinata occasione. Quanto sarebbe stato meglio non provarci neanche. Tanto non ce l’avresti fatta.

Immagina un attore amatoriale poco prima di entrare in scena in uno dei suoi primi spettacoli. Ecco la vocina interiore che gli dice: “Non ce la farai! Farai sicuramente qualche errore! Non sei pronto! Non hai studiato abbastanza! Ti scorderai qualche battuta! Farai una figuraccia!”. E, collegato a questo, il pensiero sul pensiero! “Oddio, sto andando in ansia! Ma perché sto andando in ansia!?Non andare in ansia, stupido! Che perdente!”

Alcune teorie di auto-guarigione, come quella di Don Miguel Ruiz - autore de I quattro accordi - dicono che il Negative Self-Talk sia l’eco delle voci delle figure adulte che ci hanno cresciuto quando eravamo piccini. Genitori, insegnanti, nonni, zii. Ogni figura di riferimento, di mentore che avrebbe dovuto mostrare incoraggiamento e apprezzamento. Se queste figure ci hanno riempito la testa di immondizia invece che incoraggiarci e apprezzarci, ecco spiegata la mentalità negativa.

Questo può avere senso come no. Di sicuro, lo stesso Don Miguel Ruiz attribuisce alle parole un valore magico, capace di cambiare la realtà. Comprese le parole che facciamo riecheggiare nella nostra mente.

Noi, come al solito, puntiamo a un approccio legato alla pragmaticità.

Qualsiasi sia l’origine del Negative Self-Talk nel profondo della nostra infanzia, è acqua passata. Le persone serene guardano al futuro. Accettano il passato, lo comprendono ma non vi si fossilizzano.

Percepire il Negative Self-Talk come un nemico da combattere ti paralizzerà ulteriormente. Percepire il Negative Self-Talk come un retaggio familiare per cui caricarti di odio viscerale per qualche tuo parente non ti porterà da nessuna parte. Abbandona la rabbia, i rancori e le colpevolizzazioni. Il Negative Self-Talk fa parte di te. Ed è umano: ognuno di noi parla a se stesso. E lo fa per darsi chiavi di lettura per decifrare la realtà.

Il punto è: sto solo ascoltando la vocina interiore o mi sto anche bevendo quello che dice? Se tu guardi i tuoi pensieri da fuori e impari a prenderne le distanze, allora questi pensieri saranno da te riconosciuti ma non impatteranno né il tuo umore né le tue performance. Tu non sei la vittima di voci interiori. Sei un pensatore, ovvero una persona che sa riconoscere un pensiero di passaggio e prenderlo per quello che è.

Capire il Self-Talk anziché combatterlo è l’unica chiave per volgerlo da negativo a positivo. Questo stravolgimento - il passaggio da Negative Self-Talk a Positive - è la speranza per amare davvero noi stessi ed avere una vita migliore.

Lo psichiatra Abraham J. Twerski dice infatti che il Negative Self-Talk crea il rischio di una profezia auto-avverante. Ma, di nuovo, questo non in base a una “legge d’attrazione universale” o a chissà quale superstizione, fattura o inciampo del karma. Il fatto è che i risultati, spiega Twerski, si adeguano spesso alle nostre aspettative. Un’attitudine disfattista ci porterà alla sconfitta. Se diciamo a noi stessi che arriverà un insuccesso e se ci beviamo quei pensieri come veri, allora l’insuccesso arriverà. Se ci consideriamo perdenti, finiremo per vivere da tali. E dunque per diventare perdenti davvero.

Sempre Ruiz sostiene che noi “parliamo costantemente con noi stessi” ma la maggior parte delle volte è per dirci cose come “sono grasso, sono brutto, sto invecchiando, perdo i capelli”.

Vogliamo davvero continuare così?

Cambia la tua narrativa interiore

Lo ribadiamo: per cambiare la propria narrativa interiore dobbiamo arrivare a non detestare nessuno dei nostri “autori” interni. Se arriva un pensiero, accettiamolo. Cercare di censurare un pensiero ne alimenterà la forza propagatrice. E sarà pure un atto contronatura, visto che questo meccanismo del cervello è frutto della nostra evoluzione. Allora, quando arriva un pensiero ringraziamo la nostra mente. Notiamo che stiamo solo pensando e cerchiamo di capire se il pensiero non ci è utile ma anzi - come dice Twerski - ci porta ad essere disfattisti e catastrofici, beh allora è semplice. Se così stanno le cose, diciamo a questo pensiero che non è uno strumento fruttuoso per noi e passiamo al prossimo.

Il Positive Self-Talk si costruisce passo passo, ma mai senza aver sviluppato una awareness dei meccanismi della nostra mente. Ricorda questo, in particolar modo:

  1. Riconosci il Negative Self-Talk. La chiave, innanzitutto, è rendersi conto che ci si sta infilando in un monologo interiore dove la vocina ci attacca e ci scredita. A quel punto bisogna ridirezionare il rimuginare e, consapevolmente, muoversi verso un altro tipo di conversazione interiore. Che sia utile, edificante. Libera da paure e pregiudizi. Il primo step è notare quello che la tua mente sta facendo. Ma al contempo non provare a combatterla. I pensieri sono come treni in una stazione. Dobbiamo lasciarli passare. Lo abbiamo detto: se proviamo a combatterli attiviamo un meccanismo di rimuginio tale che ci porta all’overthinking. E questo peggiora le cose. Se ti stai facendo del male con un pensiero negativo, prova a fare uno sforzo e attivare un pensiero positivo. Se ti stai riempiendo di ansie e pensieri catastrofici, accetta tali pensieri ma poi attiva un pensiero positivo che via via avrei stabilito e costruito.

  2. Parla a te stesso in maniera costruttiva. Parla a te stesso come parleresti con un amico cui vuoi bene. Se hai riconosciuto il Negative Self-Talk allora hai anche riconosciuto il fatto che tale fenomeno è solo una storia inventata! Un film mentale! Sì, la mente ti sta raccontando che le cose andranno da schifo, o che tu sei uno schifo. Ma è solo una narrativa interiore. Anche in questo caso, non provare a farla tacere con la forza. Sostituiscila con qualcosa di positivo. Prova a dire a te stesso che le cose, in futuro, andranno benone. Una speranza sciocca? Beh, e che differenza c’è fra una speranza sciocca e una paura infondata? In entrambi i casi non puoi controllare il futuro, ma se lo affronti con cuore sereno e gioioso sarai più pronto e non ti sarai preoccupato in vano.

  3. Fai del self-care la tua priorità. Usa anche il journaling se serve. Il journaling permette sia la defusione - quindi prendere le distanze - dal Negative Self-Talk che il rinforzo del Positive. Coraggio! Mettile per iscritto tutte le motivazioni per le quali sei fantastico in quello che stai facendo. Manda più spesso e-mail dove celebri i tuoi milestones al lavoro, usando un bell’effetto “wow”. Questo farà felice anche il tuo capo. Ripensa a tutte le esperienze passate in cui hai avuto successo. Sii grato delle cose che hai. Notale. Quando la tua mente ti fa notare che la tua vita fa schifo, tu falle notare quanto, invece, non ti manchi proprio niente. Per essere felice, per amarti. Fai ogni giorno cose che ti facciano sentire amato. Fosse anche un bel pranzo o lavarti i denti con cura. Fai capire a te stesso che sei tu il primo a non maltrattarti. Quindi perché dovrebbero farlo gli altri?

    E vivi anche esperienze che ti spaventano. Sì, anche questo fa parte del self-care. Per essere adulto devi comprendere che il mondo non è un posto spaventoso come la tua mente ti racconta. Se la mente ti racconta questo, allora è come la mente di un bambino intimorito. Ma tu sei un adulto. Se il tuo Self-Talk ti vuol convincere che qualche esperienza è davvero da non fare perché spaventosa, tu prova a farla. A viverla al massimo delle tue capacità. Ci riderai su quando ti accorgerai che eri perfettamente in grado di affrontare ogni sfida. Non metterai a tacere la vocina, quella ci sarà sempre. Ma rinforzerai quella in grado di dirti: “Ehi, sei proprio fantastico!”

Consiglio pratico: Evita il doomscrolling

Il nostro consiglio pratico è, anche questa volta, collegato al digital detox. E c’è un perché. La nostra vocina interiore negativa, infatti, non si forma solo per retaggio di quello che ci dicevano i nostri genitori o maestri incapaci. Anche i media e i social tendono a riempirci la testa di immondizia. A farci sentire inadeguati. E, soprattutto a partire dalla emergenza sanitaria, è nato in noi il bisogno spasmodico di appassionarci alle cattive notizie. Alle notizie che ci preoccupano o ci fanno arrabbiare. Questo fenomeno è detto doomscrolling.

Se utilizzi i social potresti imbatterti in eventi, news, contenuti che ti fanno imbestialire, o sentire spaventato, o preoccupato per il futuro. Questo alimenterà una tua narrativa negativa interna che ti farà solo sentire paralizzato.

E la cosa peggiore è che più tu consulterai tali contenuti, più i social te li proporranno. Per cui evita di scrollare su notizie che ti fanno arrabbiare. Se continui a riceverle nella tua home, prova a cambiare le impostazioni sui contenuti consigliati. Se nemmeno questo funziona, evita lo schermo per un po’.

Piuttosto parla con un tuo amico che ti voglia bene veramente. Ormai lo sai cosa voglia dire parlare in maniera positiva, no? Dunque cercate entrambi di regalarvi positività. Il mondo sembrerà davvero un posto migliore.

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Danilo Lapegna

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