Note di scienza dell'amore

Note di scienza dell'amore



In questo articolo parliamo di:

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Saprete probabilmente tutti che quando si parla di divulgazione neuroscientifica, considero Andrew Huberman tra il meglio che c'è in circolazione. Come ogni divulgatore scientifico lì fuori ha sicuramente le sue pecche, ma nonostante ciò lo considero il non plus ultra per: 1) Autorevolezza, 2) Conoscenza e soprattutto 3) Atteggiamento, estremamente entusiasta nei confronti della scienza e dell'umanità in generale (quasi "infantile", nella più positiva connotazione esistente di questo termine). Se non fruite di contenuti in inglese, vi state perdendo moltissimo; proprio per questo tuttavia ho pensato di condividere e commentare con voi alcune note interessanti da questo suo podcast, "La scienza dell'amore, desiderio e attaccamento":

Le basi:

  • I circuiti alla base dell'attaccamento tra infante e genitore (o comunque, persona che se ne prende principalmente cura) sono praticamente gli stessi che utilizziamo per l'attaccamento romantico in età adulta. Questo tuttavia non conduce necessariamente a verità di tipo psicanalitico sul tipo di "... quindi cerchiamo sempre partner simili ai nostri genitori", oppure "quindi cerchiamo sempre di impostare rapporti con il partner sulla base di dinamiche insolute con gli stessi". È molto più complessa di così, anche perché questi circuiti neurali sono piuttosto "plastici" e soggetti a cambiamento durante le varie fasi di vita adulta.
  • Un paio di secoli fa, in tempi in cui la ricerca scientifica era molto più influenzata da paradigmi di natura religiosa e morale, si tendeva a classificare l'attaccamento romantico e quello fisico come due fenomeni completamente indipendenti, se non addirittura opposti. Oggi ci risulta invece abbastanza chiaro che entrambi sono componenti fondamentali del nostro processo di stabilimento di forme di attrazione complesse. Tuttavia ciò non vuol dire che c'è una singola area cerebrale dedicata a fenomeni come l'amore e il desiderio, ma piuttosto che questa complessità si esprime attraverso un sofisticato lavoro "orchestrale" di più aree cerebrali che collaborano nelle diverse fasi in questione.
  • Per alcuni di noi l'odore gioca nell'attrazione un ruolo molto più primordiale e potente di quanto potremmo credere: è estremamente possibile che anche se qualcuno ha tutte le caratteristiche desiderate in termini di atteggiamento, estetica o valori, venga comunque rifiutato a causa dell'odore "innato" del corpo, ossia quello che si percepisce "al di là" di tutti i profumi, olii ed essenze del caso.
  • Il cosiddetto "modello di autoespansione delle relazioni intime" propone che le persone entrino nelle relazioni per migliorare il sé e aumentare l’autoefficacia, il che ci fa sentire meglio con noi stessi, e generalmente più capaci in domini più vasti dell'esistenza.

I nostri pattern di attaccamento:

  • Un sistema di pattern che sembrerebbe in ogni caso, quando siamo bambini, fortemente predittivo del tipo di attaccamento che potremmo cercare e manifestare da adulti, è da ritrovarsi nella teoria psicologica dei quattro "stili di attaccamento": 1) Attaccamento sicuro, 2) Attaccamento insicuro o ansioso evitante, 3) Ansioso ambivalente/insicuro resistente, e 4) Disorganizzato o disorientato. I primi tipi di individui tendono a sentirsi sicuri che il loro genitore sarà disponibile e risponderà ai loro bisogni, consentendo quindi loro anche di esplorare nuovi ambienti con maggior fiducia quando il genitore non è presente. I secondi tendono ad evitare o ignorare i genitori e a mostrare poche emozioni quando separati o riuniti, con risposte fisiologiche meno "drammatiche" degli altri. I bambini ansiosi/ambivalenti o insicuri/resistenti invece mostrano angoscia prima e dopo la separazione. I bambini disorganizzati o disorientati invece tendono a non esibire alcuna chiara reazione alla prima separazione con i genitori. Ancora una volta, tuttavia: questi modelli possono cambiare ed evolvere con il tempo. Inoltre è importante ricordarsi che ogni tipo di classificazione psicologica o psicoterapeutica deve aiutare a semplificare la comprensione di alcuni fenomeni, piuttosto che "incasellare rigidamente" qualcuno all'interno di questa o quella categoria.
  • Tra i quattro modelli proposti, quello di "attaccamento sicuro" sembrerebbe una buona base per relazioni stabili e di lungo termine.
  • Il nostro sistema nervoso autonomo (quello automatico, che regola le funzioni come respiro e digestione) quando siamo bambini tende a sincronizzarsi con quello del nostro "genitore primario", quello con cui siamo stati più a contatto durante la crescita. Ed è sostanzialmente lì che risiedono i meccanismi per la formazione di un modello piuttosto che un altro. Infatti, per esempio, è nella nostra capacità di regolare il nostro sistema autonomo in assenza del partner, che sembrerebbe risiedere la nostra capacità di stabilire forme di attaccamento sicure o meno.
  • Non è chiaramente facile migrare verso forme di attaccamento sicuro in alcuni casi, ma un ruolo-chiave possono averlo strumenti come: 1) Comprensione delle proprie emozioni, 2) Capacità di comunicare apertamente le stesse, 3) Comprensione profonda dell'equilibrio necessario tra connessione e interdipendenza.

Neurochimica della scelta del partner:

  • Il desiderio sembrerebbe prevalentemente associato ai nostri circuiti della dopamina, mentre l'amore e l'attaccamento lo è a circuiti serotoninici/ossitocinici e associati alle sensazioni di "calore umano" e rilassamento.
  • Un processo di sincronizzazione del proprio sistema nervoso autonomo, molto simile rispetto a quello nel rapporto genitore-infante, sembrerebbe avvenire nella comunicazione empatica che spesso ci lega, o ci prepara al legarci, a un determinato partner. Due elementi-chiave fondamentale in questo processo di sincronizzazione sono la capacità di provare empatia e il tocco.
  • Secondo una ricerca di John Gottman, i cosiddetti "Quattro cavalieri dell'Apocalisse" nelle relazioni sono: la critica, l'atteggiamento difensivo, l'ostruzionismo e il disprezzo, con quest'ultimo più potente predittivo di rottura. In quest'ottica, il disprezzo può essere letteralmente considerato l'antitesi dell'appena menzionata empatia: una visione dell'altro fortemente "biassata", e veicolata da un desiderio di "minimizzazione", se non addirittura "distruzione" del partner. Apparentemente ovvio, ma sono sicuro che rimarreste "tristemente" sorpresi da quante dinamiche tossiche si perpetuano in presenza di sentimenti del genere.
  • Secondo una ricerca del Dr.Fisher i sistemi ormonali come la dopamina e il testosterone collaborano per motivare la ricerca di un partner, mentre gli estrogeni e la serotonina tendono a lavorare insieme per comportamenti fisiologici correlati. Inoltre, le persone con specifici profili di neurotrasmettitori come dopamina, serotonina, testosterone ed estrogeni tendono ad accoppiarsi con persone con un profilo simile. Questo perché, banalmente, a questi diversi profili possono corrispondere profili psicologici più tendenti alla ricerca di sensazioni nuove, o viceversa, di stabilità. Comprendere pertanto queste tendenze ci potrebbe aiutare a creare relazioni più soddisfacenti, cercando partner con preferenze simili.
  • Un altro studio invece sembrerebbe dimostrare che tendiamo a scegliere partner il cui stato del cervello a riposo è diverso, se non addirittura opposto dal nostro. Questo punto non è necessariamente incompatibile con il precedente, ma piuttosto sembrerebbe rivelare l'incredibile complessità dietro queste dinamiche, non riducibili a slogan o frasi semplici.

Sull'innamoramento:

  • L'amore è qualcosa che sembrerebbe in grado di stabilirsi al netto di tutte le dinamiche riportate finora. In quest'ottica, Huberman cita George Bernard Shaw definendo l'amore come "il sopravvalutare le differenze tra gli individui".
  • Lo scambio di narrazioni e storie personali con un’altra persona può portare alla sincronizzazione del sistema nervoso autonomo, che è un fattore chiave nel desiderio, nell’amore e nell’attaccamento. Questa sincronizzazione può verificarsi anche quando gli individui non sono fisicamente insieme, come dimostrato da uno studio sulla sincronizzazione della frequenza cardiaca mentre si ascolta la stessa narrazione. In quest'ottica, le cosiddette "36 domande per innamorarsi" potrebbero avere una loro base scientifica, in quanto in grado di provocare una sincronizzazione simile attraverso la creazione di una narrazione condivisa.
  • Le dinamiche di una relazione influenzano diversi aspetti del nostro essere. Primo, regolano la nostra eccitazione autonomica, ovvero come il nostro corpo risponde in modo non consapevole a stimoli esterni, come l'emozione o l'attrazione. Secondo, influenzano la nostra auto-percezione. Come ci vediamo e ci sentiamo può cambiare in base alla relazione in cui ci troviamo. Terzo, queste dinamiche alterano la nostra percezione dei potenziali partner, influenzando il modo in cui li valutiamo e interagiamo con loro. È cruciale pertanto avere una forte auto-consapevolezza e stabilità nella propria identità. Ciò infatti aiuta a mantenere un equilibrio nel sistema nervoso autonomo, che a sua volta contribuisce alla salute e stabilità di una relazione romantica.

Due note conclusive:

È chiaramente molto difficile pensare di estrarre letture semplicistiche da una letteratura scientifica così complessa e varia. A mio avviso però, qualche riflessione un po' netta possiamo comunque provare a farla. Prima tra tutte: l'amore è un fenomeno che, pur avendo radici nel mondo fisico del cervello e degli ormoni, attinge la sua essenza da una realtà più vasta, dove gli elementi biologici si intrecciano con quelli emotivi, ambientali e filosofici. È uno spesso imprevedibile "sistema emergente" dalla complessità della nostra natura, più che il risultato lineare di un insieme ristretto di fenomeni. Per tutto ciò che quindi ci richiede un approccio complesso, è probabile che il miglior sguardo con cui possiamo analizzarne le dinamiche, e magari portarle a nostro favore, è quello di "giardinieri" piuttosto che "ingegneri": questo implica adottare un approccio più organico e meno meccanico nelle relazioni. Comporta accogliere la natura imprevedibile della crescita, adattarsi alle stagioni, e nutrire senza la pretesa di controllare ogni variabile. Non facile magari... ma se fosse proprio qui il "segreto definitivo" dell'amore, indipendentemente da quanto il nostro desiderio sia quello di trovarlo, mantenerlo o ravvivarlo?

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Danilo Lapegna

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