Non temere la competizione
Hai mai visto il film The Big Kahuna? Nel finale della pellicola viene citato il noto monologo Everybody’s free to wear sunscreen che, a un certo punto, dice una frase spettacolare.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso
Trovo che questa frase sia la perfetta rappresentazione di cosa dovrebbe essere una competizione sana. Molto spesso la competitività è una attitudine che viene criticata e osteggiata. Io ammiro, invece, le persone competitive. Ma solo quando sanno usare la competizione per crescere, migliorare, evolversi. La competizione fallimentare e tossica, invece, ci porta a concentrarci solo sui nostri rivali. Li temiamo, li invidiamo, li odiamo. In un mondo iper-competitivo come il nostro, dove tutti siamo soppesati (in base al salario, ai traguardi raggiunti, al numero di figli, persino ai like ottenuti!) concentrarci troppo sugli altri e farci il sangue marcio può davvero rovinare la nostra crescita. Dobbiamo essere competitivi, sì. Ma solo con noi stessi. La persona da superare siamo noi stessi di un anno fa, di un mese fa. Di ieri.
Ma, dirai tu, in ogni cosa che facciamo c’è sempre un competitor. Che fare, allora? Lo devo forse ignorare?
Oh no. Accettalo e apprezzo. Il tuo competitor è un tuo alleato. Un tuo punto di forza.
Il competitor è la tua forza
Ti sei mai accorto di come i negozi e le grandi catene aprano store molto vicini a quelli dei loro competitor? Nella strada sotto casa mia ci sono due benzinai di due grandi gruppi, che distano fra loro pochi passi. O, per fare un esempio più provinciale, prendiamo la via dello shopping della mia città: le due più importanti pizzerie di tradizione napoletana distano fra loro qualcosa come venti secondi di passeggiata!
Ora pensa alla città in cui vivi, alle città che hai visitato. Ti vengono in mente esempi di store, punti vendita, fast food rivali messi uno vicino all’altro?
Questo fenomeno è spiegabile con la Teoria dei Giochi di Nash. Puoi trovare on-line una celebre situazione simulata sul tema: due cugini gelatai cercano di collocarsi in punti diversi di una spiaggia per massimizzare le loro vendite. Alla fine cosa capiscono? Che devono mettere i loro chioschi attaccati!
Nel business, il miglior scenario è il raggiungimento dell’Equilibrio di Nash. I due gelatai devono essere schiena contro schiena al centro della spiaggia. Entrambi i competitor si dividono il 50% della clientela e nessuno dei due deve iniziare una guerra di ricollocamento continuo da un punto all’altro in cerca di un maggior numero di clienti.
Quindi, perché dico che i competitor sono la tua forza? Perché questo esempio ci mostra che grandi brand e multinazionali guardano con attenzione quello che fanno i loro rivali. Se un rivale mette uno store in una città, in un determinato punto, ecco che il secondo brand implementerà un proprio store esattamente vicino!
È essere lontano dal tuo rivale che ti porterebbe a una costante guerra e frustrazione. Essere vicini, invece, porta beneficio ad entrambi. Essere vicino a chi dovresti odiare e temere di più, insomma, porta guadagno anche a te. L’avresti mai detto?
Certo, nell’esempio dei grandi negozi o grandi gruppi c’è da sottolineare l’impatto sociale: il creare cluster in determinati punti della città porta svantaggio ai cittadini che si devono spostare. Che non hanno una distribuzione equa in punti diversi. Dunque vi è un danno alla società, alla comunità.
Ma qui si va fuori tema. Quello che sto cercando di dirti ora è che i grandi imprenditori sono diventati ricchi e potenti tenendosi molto stretti i propri nemici. Mentre tu, magari, i tuoi rivali li guardi su uno schermo e ti fai venire la bile acida per ogni cosa che fanno. Per ogni milestone che raggiungono. Pensa invece a quanto potresti ottenere osservandoli con mente calma. Seguendo la loro scia.
L’esempio del Festival di Edimburgo
Non sono in grado di produrre una storia allegorica e paradigmatica potente come quella dei due gelatai, ma posso provare a raccontarti un aneddoto vissuto. Un figlio di un amico di famiglia fa l’artista e ha avuto l’occasione di partecipare al noto Festival di Edimburgo. Era molto contento, come puoi immaginare. Era emozionatissimo. Aveva le sue serate in un locale, le sue date, e tutto era pronto. Poco prima della partenza, però, viene da me totalmente scornato e depresso. Aveva scoperto che, nelle stesse sere, nel locale vicino vi era un noto stand-up comedian. Un big, insomma.
“Mi ruberà tutto il pubblico! Tutti andranno a vedere lui e non me” si era lamentato. Ecco, questo è pensare da sconfitti in partenza. Una mentalità vincente e serena affronterebbe la situazione in tutt’altro modo. E io gliel’ho detto. Questo imprevisto è un valore. Il fatto che ci sia un tale competitor a due passi da te vuol dire che un gran numero di persone si affollerà in quella stradina. E questo andrà a tuo beneficio! Magari qualcuno vedrà la tua locandina e, la sera seguente, verrà a vedere anche te. L’affluenza portata da chi consideri un rivale è una enorme risorsa per te!
Ecco cosa gli ho detto. E avevo ragione, visto che la sua esperienza andò benone.
Una amica mia, che nei gloriosi anni dei DVD lavorava nella distribuzione cinematografica, mi disse che la sua strategia era far sì che i DVD da lei distribuiti finissero negli scaffali vicini agli espositori di qualche major. Ma, dirai tu, non è controproducente? Assolutamente no. Per lo stesso ragionamento del Festival di Edimburgo. Se una persona è attratta dall’espositore di una major, le può cascare l’occhio anche sul tuo DVD meno famoso.
Anche la mia amica, insomma, cercava l’Equilibrio di Nash. La giusta e sana strada per concepire la competitività.
Quante volte magari hai avuto il sogno di un progetto (da fare on-line, o da aprire nella tua città) ma ti sei detto “eh, ma lo fanno già un sacco di persone!”. Forse ti faceva paura essere un pesce piccolo in un mare di squali. Ma se invece fosse il contrario? Se invece il fatto che esistano squali grandi può consentire anche a te di diventare grande come loro?
Consiglio pratico: vivi la competizione sana
Il mio consiglio pratico riguarda vivere in maniera sana la competizione. E questo vuol dire, innanzitutto, mettere l’invidia da parte. Soprattutto quello scatenata dai social network.
Detto questo (ci tenevo) sappi che qualsiasi sia il tuo campo devi guardare con molta attenzione e rispetto i tuoi rivali. Che tu sia un runner pronto a fare una gara, che tu sia un imprenditore che deve aprire un negozio, che tu sia un artista che cerca di superare provini e arrivare in televisione. Avrai sempre persone che cercano di soffiarti il posto, di essere migliori di te, di batterti e stracciarti. Hai due scelte: o vivi la cosa in maniera tossica (odiando, invidiando, colpevolizzandoti per i fallimenti) o in maniera sana. La maniera sana vuol dire: studiare il tuo nemico. Ammirarlo per le cose che ha fatto bene. Imparare da lui. Prendere appunti su quello che fa meglio di te. E sì, quindi ammettere che alcune cose le fa meglio di te! Capire perché ha successo.
E se di competitor ne hai tanti, sii contento. Vuol dire che la tua area di interesse attira tante persone che stanno tenendo vivo l’argomento cui tieni anche tu. Che lo stanno tenendo sotto i riflettori. Se davvero ami quello che fai, devi essere contento se tanti altri amano e tengono viva la tua fiamma.
Ma, alla fine, se finisci per vedere i rivali come risorse vantaggiose, chi è la tua acerrima controparte da battere?
Lo abbiamo detto all’inizio: te stesso. Ecco come potrai crescere davvero. Non battendo il tempo a cronometro, il numero di spettatori o le vendite sales del tuo nemico. Ma migliorando i tuoi personali record, di volta in volta, un passo dopo l’altro. Ricorda il monologo del finale di The Big Kahuna.
Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro, dice il film.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.