Perché dovresti spegnere la TV (e comunque, stare più spesso lontano dagli schermi)

Perché dovresti spegnere la TV (e comunque, stare più spesso lontano dagli schermi)



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Se immetti spazzatura, ottieni spazzatura

In quest’articolo, come hai intuito dal titolo, ti parlerò dei benefici che io stesso ho ottenuto quando ho iniziato a spegnere più spesso ogni schermo. Cosa intendo con schermo? Semplice: sia quello dei miei device (tablet, laptop, cellulare) sia quello del televisore. Ma attenzione, questo non è un articolo a tema salvaguardia ambientale. Certo, è vero che spegnere i dispositivi elettronici aiuta l’ambiente. Per non parlare del grande pro: spegnere il cellulare rende più duratura la batteria, e questo ci evita l’affanno di dover chiedere un cavetto alle persone più improbabili nei posti più impensabili (sì, parlo per esperienza personale). 

Tutto vero, ma il mio articolo non si basa su questi aspetti che pure sono positivi. Io ti parlerò invece di come andare offline ogni tanto ti aiuta a ridurre lo stress. Di come ti aiuta a privilegiare il tuo benessere mentale e tirare fuori il tuo vero potenziale. E ti parlerò di come vivere lontano dagli schermi... non è così difficile quanto si pensa!

Una frase che ho appreso dai miei studi nel campo informatico è “garbage in, garbage out”. Dunque, come dice il titolo di questo paragrafo, se immetti spazzatura... ottieni spazzatura. Questa frase, estrapolata dal suo contesto originale, può essere fonte di numerose verità filosofiche. Partiamo dal presupposto (semplificato, ma tant'è) che il nostro cervello è un processore di dati dalle enormi potenzialità, una macchina che trasforma pensieri immateriali in azioni e decisioni. Ebbene, che tipo di cervello possiamo sperare di avere noi se tutto ciò con cui lo riempiamo si basa su programmi trash, video TikTok e stories Instagram demenziali? Se il nostro cervello è una spugna - e ce ne accorgiamo bene quando apprende qualcosa e ci rende capaci di maturare - di cosa stiamo imbevendo la nostra spugna? Con cosa la stiamo ingolfando?

La nostra mente va programmata ogni giorno perché riesca ad essere settata su quello che speriamo di ottenere. Se facciamo credere alla mente che quello che esce dallo schermo è l’unica realtà possibile, cosa ne otterremo? Una mente pigra. Indolenzita. Incapace di guardarsi dentro e trovare il vero potenziale. Attenzione: nessuno qui vuole fare il fondamentalista. Nessuno dice che ci sia nulla di male nello staccare un po’ il cervello, dopo lunghe giornate di impegni, e abbandonarsi a un tv show divertente o temporeggiare sui social. Ma se questa diventa l’unica attività cui dedichiamo la nostra mente quando siamo liberi dagli impegni, allora la nostra mente non sarà stimolata. E nemmeno rilassata o in pace. Sarà sedata! E una mente sedata è una mente fiacca, immobile. Questo ci impedisce di raggiungere quei risultati che ci renderebbero felici. Finiti i nostri impegni, ecco che inizia il nostro tempo libero. Tempo che potremmo dedicare alla crescita personale. A studiare la materia nella quale vogliamo eccellere. A creare connessioni fruttuose nel mondo lavorativo dei nostri sogni. Ma anche a rilassarci per davvero, spegnendo il cervello per qualche minuto. E invece no. Nel nostro tempo libero ci attacchiamo a uno schermo. E i pochi secondi di una story Instagram diventano ore, e noi nemmeno sappiamo come sia stato possibile.

 

Lo schermo non è tuo amico

Io sono il primo a sapere quanto smartphone e tablet siano preziosi strumenti per noi. Sono il primo a utilizzarli e sono il primo a elogiare i grandi innovatori e inventori del nostro tempo. Però non voglio tu creda che lo schermo è un tuo amico. Non voglio tu creda che io ami la società iper-connessa, gli individui con la smania di fotografare il cibo ma incapaci di goderselo, di entrare in contatto con le loro papille gustative quando lo mangiano.

Se vuoi un mio consiglio, è semplice: il tutto sta nel distinguere il momento in cui tu stai usando uno schermo (ripeto: sia esso una tv, uno smartphone o un tablet, o il tuo pc) e quello invece in cui... è lo schermo a usare te.

“Consiglio semplice? Mica tanto!” dirai tu, e hai ragione. Ma ecco allora qualche suggerimento pratico. Ti fornirò ora due domande che sono la chiave. La chiave che può aiutarti a discernere i momenti in cui utilizzi un device da quelli in cui vieni utilizzato. La risposta alle seguenti domande sarà fondamentale per la tua consapevolezza.

  1. Innanzitutto chiediti: il tempo passato davanti allo schermo mi sta rendendo più forte o più debole? Può essere un po' una semplificazione, ma tant'è. Devi comprendere che certi sistemi mediatici puntano sulla tua debolezza. Magari anche non intenzionalmente, ma poco cambia: la cedevolezza mentale è il fondamento di certo engagement, dell'essere più persuadibili. Non per nulla la narrativa mediatica è basata sempre sulla leva del panico, del terrore, del catastrofismo. Giornalisti incipriati e tranquillissimi ci raccontano ogni giorno notizie di una tragicità immane. Eppure, loro rimangono impassibili. Non è già questa l’evidenza di una bugia di fondo? Non è forse problematico il fatto che le news nelle quali mi imbatto sui social non sono cose che io ho cercato, ma cose che hanno trovato me? Che mi sono state propinate su ogni pagina, ogni profilo? E quindi non posso fuggire alla narrativa della paura. Nemmeno tu puoi. La comunicazione emotiva è un tentativo di annullare ogni tuo pensiero razionale e indipendente.

  2. E poi chiediti: quanto è ampio il mio campo di scelte? Io sono consapevole - grazie ai miei studi, al lavoro su me stesso - di come utilizzo i device. Sono consapevole che, grazie allo schermo, io sono in grado di scovare cose che accadono all’altro capo del mondo. Sono in grado di imparare, comodamente da casa mia. Scopro eventi, luoghi da visitare, corsi o conferenze. Moltissime cose che senza il web non avrei mai potuto trovare. Ma questo perché il mio è un uso consapevole. Se però, quando sblocchi il tuo schermo, tu non fai nulla di questo ma anzi ti fai inglobare dal conformismo... allora l’errore è tuo. Qualsiasi social punta a standardizzare gli individui. Siamo tutti uguali, presentiamo le nostre vite nello stesso modo, scriviamo le stesse frasi. Fotografiamo il cibo prima di gustarlo, ricordi? Le stories o shorts che potrebbero fornire a ognuno di noi il modo di essere creativo in 15 secondi o poco più, come vengono usate? In maniera trita e ritrita! Le stesse basi musicali usate da tutti per replicare la copia della copia del medesimo tormentone. Lo schermo ha il potenziale nefasto di ridurre la varietà e il tuo campo di scelte. E quando questo accade, vuol dire che lo schermo è per te nocivo. Fu Johan Stuart Mill, filosofo ed economista britannico, a sostenere che noi siamo naturalmente portati a "dimenticare la diversità" se ci disabituiamo per troppo tempo a vederla. Attento a non correre questo rischio, mai.

Altrimenti vorrebbe dire che sei alla mercé del tuo schermo. Sei tu il device.

 

Non inaridire la tua mente

L’ultimo invito che voglio rivolgerti in questo articolo è quello di allontanarti dal clamore. Così come proteggi le tue orecchie dal frastuono quando sei in mezzo a una bolgia di persone che urlano o al fracasso, così devi tutelare quello che la tua mente “sente”. Quando tu guardi uno schermo, lo schermo tenderà a urlarti in faccia. Non cercherà di irrigare la parte fertile della tua mente facendovi crescere idee come piantine. Cercherà di strillarti addosso che la sua verità è l’unica che devi conoscere. E così, ecco i media: loro ti faranno sentire una sola campana (quella decisa da una particolare linea editoriale, o politica, o voluta da uno sponsor). Ed ecco i social: loro ti faranno credere che esiste solo quello che viene condiviso a ripetizione, e che oltre a quello non ci sia nulla. Ma soprattutto, che le uniche dinamiche di valore sono quelle che si reggono sulla viralità, sull'attrarre l'attenzione a tutti i costi. Spesso, di fronte a uno schermo, avvertirai paura, rabbia, frustrazione, angoscia, soprattutto ti verrà costantemente gridato addosso che la vita dei tuoi colleghi e amici è migliore della tua. E perché? Solo perché vedrai le loro belle foto illudendoti che la loro sia una vita perfetta, perché ormai credi solo all’apparenza. A quello che lo schermo mostra. Il clamore può programmare la tua mente. “Spaventati di fronte a questo!”, “Invidia quest’altro!”, “Non andare via, guarda quest’altro video!”, “Connettiti, presto! Non vorrai mica rimanere tagliato fuori!”. Il nostro mondo interiore subisce i dettami ad alta voce del mondo mediatico e internettiano come un bambino quando viene sgridato dai genitori. E raramente quello che ci viene gridato contro è positivo. E la negatività ci inaridisce, vero?

Vorrei per te che tu stessi lontano da questa negatività.

E questo ti riporta al mio punto. Quando hai iniziato a leggere questo articolo magari hai pensato “ecco la solita filippica contro social e tv spazzatura, ma a me piace staccare la spina! E quindi... ho diritto anche di godermi social e tv spazzatura!”

Certo. Per rilassarti. Ma se guardando tv e social ne esci con un cervello più pigro e con il cuore colmo di un senso di inadeguatezza, paura e invidia per il prossimo, allora mi chiedo: sei sicuro che sia proprio questo il modo in cui vuoi rilassarti quando hai finito di lavorare?

Non sarebbe meglio sostituire garbage in con gold in? Immettere oro anziché spazzatura?

Non sarebbe meglio, ogni tanto, spegnere quello schermo e nutrirsi di... altro? Di  valore, contemplazione, complessità, profondità, connessioni autentiche? Di qualunque altra cosa possa farci stare realmente meglio?

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Danilo Lapegna

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