Ikigai - Trova davvero il tuo scopo nella vita

Ikigai - Trova davvero il tuo scopo nella vita



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Perché mi alzo la mattina?

Tempo fa ho dato un consiglio ad un amico. Lui mi ha chiesto supporto dicendo che gli capitava di alzarsi ogni mattina demotivato e nervoso. Arrabbiato con il mondo. Mi ha anche spiegato che i disturbi da stress che lo angustiavano, tutte le somatizzazioni, iniziavano a coglierlo già dalla mattina presto. Lui cercava la causa radice nel sonno: forse stava dormendo male e doveva migliorare il riposo? Secondo me la causa era nel risveglio!

Parlando con lui ho capito che al centro delle sue sofferenze c’è il fatto che lui non ami il suo lavoro. E dunque ecco la causa della sofferenza, gli ho spiegato io: la tua coscienza si sveglia ogni mattina in una realtà detestabile. In cui la prima cosa che devi fare è andare a fare un lavoro che odi per nove ore! Ogni fibra del tuo corpo, ogni tuo neurone preferirebbe svegliarsi sapendo che sarà un giorno dedicato a fare qualcosa che si ama, fosse anche una passeggiata sotto il sole!

E allora? mi ha chiesto il mio amico. Dovrei licenziarmi domani per smettere di soffrire?

Assolutamente no. Non consiglierei mai a qualcuno di mollare tutta la propria vita se prima non ha un piano B definito e solido.

La prima cosa da fare, gli ho detto, è trovare la risposta a: perché mi alzo tutte le mattine?

Qual è il mio scopo, la mia missione. In una sola parola: qual è il mio Ikigai?

 

Cosa sappiamo sull’Ikigai

Forse sei già familiare con questo termine, per cui non esagererò nella spiegazione. Ikigai è un termine giapponese che indica la ragione di vita. O, come dicevo al mio amico, il motivo per cui alzarsi al mattino. Il fatto che la cultura giapponese padroneggi bene questo senso profondo della ragion d’essere lo si vede anche dalla longevità del loro popolo. Due noti studiosi di Ikigai sono Héctor Garcìa e Frances Miralles. I due volevano comprendere come mai gli abitanti di Okinawa vivessero vite così lunghe e serene. La statistica ci dice che nella sola Okinawa si contano 68 centenari ogni 100.000 abitanti, un numero tre volte superiore allo stesso campione statunitense. la gente di Okinawa padroneggia molto bene il concetto di Ikigai. Questo è quanto emerso dalle interviste e ricerche di Garcìa e Miralles. Sarà per questo che vivendo a Okinawa vi è un 40% di speranze in più di arrivare a cent’anni rispetto al resto del Giappone?

Ma come si trova l’Ikigai? Di solito viene proposto un esercizio molto pratico, con quattro cerchi che si intersecano. Quattro cerchi che aiutano a identificare: ciò in cui sei bravo - ciò che ami - ciò di cui il mondo ha bisogno - ciò per cui verresti pagato. Ora questo concetto inizia a prendere maggiore forma, vero? Nel lavoro che ci stressa facciamo cose per cui ci pagano e per cui siamo pagati, ma che magari non amiamo. Dedicandoci ai nostri hobby siamo frustrati perché siamo bravi e appassionati ma non monetizziamo. Una qualsiasi stonatura di uno dei cerchi ci causa dolore. Ecco perché bisogna trovare il centro perfetto dei quattro cerchi. La perfetta intersezione. Quella è l’Ikigai.

Non è un concetto innovativo per cui, ripeto, non voglio dedicarvi troppe righe.

Nel mio articolo non voglio farti una lezione su cosa sia Ikigai, dunque. Questa premessa basta e avanza. Ora voglio aiutarti a capire davvero come completare i Quattro Cerchi. Perché fare questo tipo di lavoro con superficialità equivale a non farlo. Un esempio pratico: come identificare le cose che ami? Sicuramente devi analizzare quello che fai nel tempo libero, quando non sei al lavoro. Magari sei un artista che ama dipingere di notte, quando ogni rumore si spegne e ogni notifica tace e tu sei davvero sereno. Per identificare quello di cui ha bisogno il mondo, beh, non c’è davvero necessità di salvare il pianeta! Guarda anche solo a quello che manca nella tua comunità, nel consorzio umano che frequenti e con cui sei in contatto.

Ora andiamo più nel profondo e capiamo come metterci alla ricerca del tanto ambito Ikigai…

Come trovare davvero il tuo scopo nella vita.

 

Come completare i Quattro Cerchi

La tesi del mio articolo è che per sviluppare i Quattro Cerchi bisogna fare l’esatto opposto di quello che consigliano molti siti. Il consiglio più banale e immediato è: siediti al tavolino e compila le quattro sezioni. Ma è davvero così semplice? Se la risposta sul senso della nostra vita fosse davvero a portata di carta e penna saremmo tutti felici. Basta solo riempire quattro cerchi! Mi viene in mente il meme con Hank Scorpio da I Simpson che si batte la fronte ed esclama: cavoli, perché non ci ho pensato prima!?

In realtà credo che sia necessario fare prima un lavoro su se stessi. E solo dopo tale lavoro arriveranno le risposte che metteremo nei Quattro Cerchi.

In particolar modo:

  1. Creati una abitudine legata alle tue velleità. Facile dire “vorrei vivere facendo lo scrittore” o qualsiasi altra cosa X. Ma ti sei domandato come sarebbe una routine in cui fai lo scrittore ogni giorno per ore e ore al giorno? Sei sicuro che non finiresti per odiare quella che ora ti sembra una grande passione? E sei sicuro che saresti in grado di reggere il ritmo? Dunque non partire dalla risposta (”voglio vivere facendo…”) ma prima mettiti alla prova. Lavora con costanza per almeno un mese sviluppando una abitudine. Ho detto almeno un mese! Mettiti a lavorare a un progetto di scrittura ogni sera, dopo cena. Quando sei libero da lavoro e da impegni, dal lunedì al venerdì. E dopo un mese guarda cosa hai realizzato. Hai retto il ritmo? Ne è venuto fuori un bel progetto? Ami ancora questa arte dopo che l’hai vissuta come una costante quotidiana? Iniziare questa routine risponderà sia al Cerchio “cosa amo?” che al Cerchio “sono bravo in questo?”

  2. Affidati agli altri e mantieni buoni rapporti. Classico altro errore che vedo nei siti che parlano di Ikigai è “scrivi nel Cerchio le cose in cui sei bravo”. Ma come posso dirmi da solo se sono bravo o meno in qualcosa? Devo autocelebrarmi? Ovviamente no. Diventa sempre importante che siano i feedback degli altri a farci capire che siamo bravi in qualcosa. Per cui, per trovare il nostro Ikigai, è importante avere rapporti di fiducia e collaborazione con gli altri. Dovrai avere persone care disposte a darti feedback sulle cose in cui sei bravo o meno. Non deve essere per forza un talento, può essere anche una skill (per esempio “sei una persona molto organizzata” o “sei una persona che parla bene in pubblico”). Trova persone che siano disposte anche a darti consigli o pareri sulle cose che produci, crei, offri. Quella di cui parlo è una cerchia davvero speciale di persone e sarà fondamentale che tu la curi attentamente. Sì, devi curarla, perché sarà la cerchia a guidarti verso il tuo Ikigai. Al contempo, quindi, dai attenzioni anche tu agli altri. Non trascurare la amicizie, non isolarti. Quando gli altri ti chiedono feedback e aiuto, non negarlo mai. Non sai mai quando potresti aver bisogno della medesima mano tesa verso di te.

  3. Trovati un mentore e dai il meglio. Questo consiglio sarebbe opportuno riceverlo quando si è piccoli. Proprio in giovane età, di solito, emergono i nostri talenti. E non coltivarli in tempo ci porta a crescere come adulti delusi e cinici. La scuola raramente ha il tempo e la voglia di comprendere il talento di ciascun alunno e tentare di coltivarlo. La scuola cerca semmai di livellare, di dare a tutti una educazione standard. A volte anche i genitori sono disaccorti: fanno fare ai figli le classiche lezioni pomeridiane (basket, calcetto, pianoforte, danza, chi più ne ha più ne metta!) senza capire: ma cosa vuole davvero imparare mio figlio? Magari abbiamo in casa il futuro maestro d’ascia più bravo della città e continuiamo a mandarlo a fare judo. Ma a parte quello che abbiamo potuto fare o meno nell’infanzia, sappi che abbiamo ancora tempo.

    Hai ancora tempo. Se c’è qualcosa che ami fare, trova un maestro. Solo un maestro potrà dimostrarti che, oltre ad amare quella cosa, sei anche bravo nel farla. E se lo sei già, con un maestro aumenterai ancora di più la tua bravura. Se hai sempre fatto sport a livello amatoriale e ti sei dilettato, prova a farti seguire da qualcuno che ti aiuti a diventare più tecnico, a evitare gli infortuni, a indossare l’abbigliamento corretto. Insomma, dai! Mettiti in gioco. O rimettiti in gioco, se è da tempo che sei arrugginito. Dai il meglio di te e poniti goal sfidanti in modo da far crescere davvero le tue velleità e trasformarle nell’unica cosa che farai per il resto della vita.

  4. Trova tempo per riflettere, in totale silenzio. Ormai avrai capito come sono lontano dall’idea del tizio che si siede al tavolino e disegna quattro cerchi trovando il senso dell’esistenza. Infatti, la meditazione da fare per raggiungere l’Ikigai è molto più complessa. E soprattutto è faticosa e spiacevole. Conduce a porsi domande le cui risposte potrebbero essere molto molto amare. Il mio consiglio è: quando mediti in tal senso, fallo senza distrazioni. Fallo mentre passeggi, o mentre sei solo nella tua stanza. Ma fallo senza cellulari o persone intorno, senza notifiche o Reels da guardare. Pensa davvero a te, alla tua vita. Fatti domande pericolose, pungenti. Quali: quanto sono vicino ai miei sogni di vita e quanto invece sono distante? Sono soddisfatto di me? Il me stesso di dieci anni fa sarebbe soddisfatto di chi sono adesso? Ho raggiunto la maggior parte dei goal che mi ero prefissato? Quali sono le cose che posso celebrare, fra quelle fatte finora? Se rivivessi la mia vita daccapo, cambierei qualcosa?

Non sono domande facili. Ma l’Ikigai è una tecnica potente. Una tecnica che consente di trasformare il proprio vissuto in meglio e per sempre. Ovvio che per arrivarvi si debba faticare. Ma ne vale la pena.

 

Consiglio pratico: chiedi al bambino che è in te

Come al solito ti lascio con un consiglio pratico, dopo averti stimolato a fare fin troppi compiti non molto semplici.

Secondo me, l’illuminazione sul nostro Ikigai non può prescindere dal ripescare i nostri sogni e ambizioni di quando eravamo bambini. La risposta che davamo a sei-sette-otto-nove anni alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?”

Spesso ignoriamo quei sogni infantili perché tanto “davamo risposte assurde” tipo “astronauta”, non è così?

Eppure è proprio da bambini che abbiamo iniziato a tirare fuori il nostro Ikigai in potenza. Se chiediamo a qualcuno che ci conosceva fin dalla tenera età, verranno fuori cose come “oh sì, sei sempre stato così, sin da bambino!”

  • “Ti è sempre piaciuto guidare gli altri, eri un leader nato!”
  • “Ti è sempre piaciuto insegnare, giocavi a fare il maestro e usavi i peluche come alunni!”
  • “Ti è sempre piaciuto organizzare le cose! Avevi sempre i compiti fatti in tempo e lo zainetto ordinato!”

In fondo Héctor Garcìa e Frances Miralles descrivono la vita di chi segue l’Ikigai proprio come una vita da fanciulli. Da fanciulli non eravamo privi di paure o problemi, ma ce ne dimenticavamo quando eravamo impegnati in qualcosa di bello come giocare. Garcìa e Miralles parlano di Ikigai come di una vita in cui “ci si gode qualcosa così tanto da dimenticare le preoccupazioni”.

Prendiamo il mio amico, citato nell’intro. Di sicuro il bambino che egli era non apprezzerebbe molto l’adulto che è diventato. Non apprezzerebbe il fatto che il mio amico ha sacrificato la sua felicità interiore in cambio di un safe job con salario fisso. Non capirebbe i vantaggi di tale scelta. Capirebbe solo, a livello emotivo e viscerale, che la sua versione futura e adulta sta soffrendo. Che non è felice. Ma perché, si domanderebbe il bambino con la sua saggia semplicità, perché alzarsi ogni giorno per fare qualcosa che ci rende infelici?

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Danilo Lapegna

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