Oubaitori: ognuno fiorisce a suo modo

Oubaitori: ognuno fiorisce a suo modo



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Bianca o rossa che sia…

Nel celebre anime tratto dal manga Lady Oscar, vi è una scena molto forte in cui il personaggio di André Grandier affronta Oscar.

Oscar sta per prendere scelte di vita che tradiscono la sua indole, il suo talento, la sua natura. E Andrè, innamorato di lei, la redarguisce: “Bianca o rossa che sia, una rosa è sempre una rosa. Una rosa non sarà mai un lillà. Ricordalo.”

Ho voluto cominciare l’articolo con questa citazione pop perché credo che questo messaggio sia molto potente e molto giusto. Ognuno di noi è un fiore. Ognuno di noi ha un colore interno che è straordinario e che può illuminare il mondo. L’errore più grande che possiamo fare nella vita è… non fiorire.

E spesso ci dimentichiamo di fiorire perché proviamo a essere un fiore che non siamo. Perché tradiamo la nostra natura.

 

Abbiamo tutti quella zia…

Ci è capitato un sacco di volte. Solitamente a una cena in famiglia, magari una cena di Natale. E solitamente parlando con quella zia che ci vede raramente.

Ci è capitato un sacco di volte di ricevere domande scomode.

“Ma allora, quando ti sposi?”

“Ma non hai ancora trovato un lavoro?”

“Ma quando darai dei nipotini ai tuoi genitori?”

E solitamente queste domande sono condite da amari paragoni con altre persone - vecchi amici, altri parenti, ex compagni di scuola - che invece ce l’hanno fatta. Che si sono sistemate, che hanno carriera, figli, amore. Tutto quello che si potrebbe desiderare, no?

Ovviamente il pretesto che ho usato era scherzoso: non sempre questo genere di conversazioni avviene alle cene di Natale e non ho nulla contro le zie di nessuno. A dir la verità, spesso questo genere di discorsi ci vengono fatti dal nostro stesso cervello. Dalla nostra stessa narrativa interna.

E di solito non avviene durante una cena, ma quando scrolliamo i social. Le foto degli altri - filtrate, perfette, felici - ci fanno rendere conto che non stiamo vivendo la vita che vorremmo. Che siamo in ritardo da ogni punto di vista. Gli altri sono così contenti e realizzati. Noi no. E quindi ci facciamo domande.

“E io? Quando lo faccio il salto di carriera? Quando troverò l’amore? Quando mi sistemerò?”

Domande scomode. La famosa “zia” non è altro che la nostra (giudicante) vocina interiore.

Come si collega questo discorso a quanto detto in principio? Semplice. Se siamo rose e ci sentiamo fiori incapaci perché non riusciamo a fiorire come i lillà, allora è il nostro approccio mentale a essere sbagliato. Misurare il nostro fallimento in base al percorso degli altri è un comportamento tanto nocivo quanto stupido.

La razionalità dovrebbe placare tutto il magma di istinti che ci fa provare invidia e insicurezza quando pensiamo agli altri. Se pensiamo al tema dell’amore, ad esempio, sento moltissime persone dire che - nelle esperienze di dating - bisogna avere dei pregiudizi nei confronti delle persone adulte ancora single.

“Se uno è solo ed è ultratrentenne, allora ha qualcosa che non va, ed è sicuramente un caso umano”. Questi ragionamenti tossici portano le persone over 30 a sentirsi rassegnate. “Se non mi sono sposato ora non mi sposerò mai”. “Tutti i miei amici hanno famiglia e io sono ancora qui e non ho creato niente… forse sono davvero un caso umano!”

Eppure la ricerca ci mostra oggi i benefici del late marriage. Il fatto che io mi sposi a una età matura mi consente di aver avuto il tempo di realizzare i miei progetti senza doverli sacrificare. Senza accettare compromessi.

Mi consente di aver raggiunto un empowerment economico e di essermelo goduto, viaggiando o stando con gli amici finché ho potuto. Il famoso matrimonio in età giovane che tanti invidiano, invece, ha moltissimi vantaggi ma anche molti rischi: può infrangersi facilmente (portare a divorzi, tradimenti) se il passo è compiuto con immaturità. I giovani sposi potrebbero non avere una adeguata conoscenza di sé e delle proprie reali aspettative ed essersi buttati a capofitto in una storia di cui potrebbero pentirsi in futuro.

Quindi? Chi lo dice che sposarsi a 40 anni sia “troppo tardi”?

Magari per qualcuno è esattamente la cosa giusta da fare. Il tempo giusto.

 

Oubaitori: ognuno fiorisce a suo modo

Ora torniamo in Giappone, dal quale siamo partiti citando Lady Oscar. In Giappone c’è un concetto bellissimo: Oubaitori. Prima ancora di un concetto bellissimo, è una parola stupenda. Questa parola si scrive infatti con quattro kanji che rappresentano i quattro alberi che fioriscono in primavera. Ciliegio, prugno, pesco, albicocco. Questi quattro alberi sono alberi diversi. Hanno tempi diversi. Modi diversi di fiorire. Colori e profumi differenti.

Oubaitori vuole insegnarci proprio questo. Che ognuno fiorisce a suo modo. Che anziché guardare gli altri, fare il paragone fra le nostre vite e quelle degli altri, noi dovremmo solo pensare a quale fiore siamo. Ammirare i nostri tratti unici ed essere grati. Oubaitori è un concetto che celebra l’unicità.

Un concetto che ci spiega che il tuo passo per fiorire non deve essere allineato a quello degli altri. Ma deve essere unico e speciale.

Lottare con tutte le nostre fibre per somigliare agli altri ci farà soffrire. Perché? Perché andrà in contrasto con la nostra natura.

E perché dovremmo crearci un simile contrasto?

Perché dovremmo cercare di corrispondere a quello che vuole da noi la società, o la famiglia? Avete mai visto un pruno invidiare un ciliegio e cercare di imitarlo? No. La natura segue il suo corso e ogni albero abbellisce il paesaggio a suo modo.

La vita di ognuno di noi è differente. Ognuno di noi ha il proprio percorso. Più perderai tempo a cercare di adeguarti al percorso altrui, meno capirai il tuo.

Nemmeno due gemelli, nati lo stesso giorno e cresciuti nello stesso ambiente, avranno lo stesso percorso di vita.

Dunque perché tu dovresti cercare di avere quello di un tuo ex compagno di scuola? Ma soprattutto: perché dovresti invidiarlo? Non la vedi la bellezza dei tuoi fiori?

 

Consiglio pratico: Ribalta i termini di paragone

Il consiglio pratico riguarda evitare di cadere nelle trappole del cervello che cerca continui termini di paragone. Il nostro ego è talmente fragile che non riesce a darsi un giudizio proprio e deve sempre creare comparazioni. Ogni cosa - felicità, traguardi - va misurata in base a una norma, a uno standard. Anche tu sarai sicuramente nel vortice insensato dei social. E, sono sicuro, ti fai abbindolare dalle foto iper-editate dei tuoi contatti credendo che la loro sia una esistenza idilliaca e la tua no.

Il consiglio pratico è questo: cercali pure i termini di paragone, visto che il tuo cervello non può farne a meno. Ma cambia lo standard.

Il tuo standard deve essere quello di un fiore a te più somigliante.

Ricordo sempre le parole di un caro amico scrittore che mi disse che spesso gli veniva la tentazione di paragonarsi ai suoi coetanei e colleghi che avevano avuto successo da giovanissimi. Quando provava questa invidia, lui ribaltava la situazione. E faceva un paragone più costruttivo: quello con Camilleri che il successo lo ebbe a 70 anni!

“Lui aveva capito tutto. Non serve avere fretta nello sfondare. Prima la vita va vissuta a pieno regime per parecchi anni. Altrimenti come sai di cosa scrivere?”

Se poi vi servisse un libro che parla, nel dettaglio e con tanto di bibliografia, di "fiorire a modo proprio", di crescita, filosofia e scienza della felicità, percezione del tempo e tanto altro, questo bellissimo e completissimo manuale potrebbe fare al caso vostro.

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Danilo Lapegna

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